AURELIO GRIMALDI


Aurelio Grimaldi, dopo La discesa di Aclà a Floristella e Le bottane, si confronta stavolta con la vita di Pasolini. Il suo nuovo film Un mondo d’amore, prende spunto, infatti, da un delicato periodo della vita del poeta, costretto a fuggire dalla sua città, e rifugiarsi nella Capitale, perché accusato di pedofilia.
Oltre all’ardire tematico, per Grimaldi si tratta della prima avventura nella realizzazione in digitale (leggi il nostro dossier). Supportata dalla collaborazione di un “esperto” come Philippe Ros (leggi la nostra intervista) alla direzione della fotografia.

Perché ha scelto di utilizzare l’elettronica?
Le nuove tecniche mi sono quasi sconosciute. Il merito e la responsabilità della scelta vanno a Leonardo Giuliano, il produttore del film, e a Dante Cecchin, il responsabile di Toomotion Group, società impegnata sul fronte del digitale. Quando scrivevo questa nuova sceneggiatura pensavo che avrei fatto il film, in bianco e nero e, come al solito, utilizzando la pellicola. Ma mi sono convinto molto facilmente dalla proposta di girarlo in digitale. Per me è un’avventura: è la prima volta che faccio un film così.

Cambierai stile in virtù della nuova tecnologia?
Nella mia testa questo film rientra nella stessa idea di cinema che ha già guidato i precedenti. Con l’unica differenza che si gioverà di effetti speciali. Si tratta di una storia ambientata nel 1949. La realizzazione di alcune scene era praticamente impossibile con il solo uso della pellicola. Salvo avere a disposizione miliardi per le comparse o per la ricostruzione della stazione Termini. Cecchin mi ha fatto delle proposte sugli effetti speciali. Alcune le ho capite, altre no, perché mi sembrano davvero incredibili. Sono curioso di superare le mie stesse perplessità con la credibilità del risultato finito.

Il tuo cinema in effetti non è mai stato vicino all’effetto speciale
Da questi effetti mi aspetto un balzo in più per lo spettatore. Un’emozione in più. Io amo un tipo di cinema pregiudizialmente contrario agli effetti speciali, ma credo che per questa storia, incentrata su Pasolini, potrebbero restituirci il sapore degli anni ’50. Sarebbe davvero molto importante.

autore
15 Giugno 2001

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