Aurélie Filippetti: “La cultura, questione morale”


La ministra francese della Cultura e Comunicazione Aurélie Filippetti è in Italia: ieri ha incontrato il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, oggi ritiererà la Medaglia d’onore per il nonno Tommaso, morto a Bergen-Belsen, che le viene consegnata a Gualdo Tadino, paese d’origine della sua famiglia. Intervistata dal Corriere della sera, la ministra è intervenuta a 360° sui temi della politica culturale rivendicandone l’importanza anche in tempi di tagli: “Se c’è una risorsa preziosa in Europa è la cultura e sarebbe una follia non cercare di svilupparla e sostenerla”. Filippetti è in prima linea nella battaglia con Google: “Non è un conflitto – ha spiegato – però se gli editori francesi, italiani e tedeschi non troveranno un accordo con Google entro la fine dell’anno, a gennaio la Francia varerà la legge per obbligare la società di Mountain View a remunerare i giornali dei quali elenca i contenuti. Vogliamo ribadire un principio: chi fa profitti distribuendo i contenuti deve contribuire a finanziarne la creazione. Vale per le reti tv, gli operatori telefonici, i provider Internet, i siti, le piattaforme digitali”. Infine sul cinema, da sempre fiore all’occhiello della politica culturale d’oltralpe. “In Francia i film da decenni sono finanziati dal Cosip (Conto di sostegno all’industria dei programmi audiovisivi) che ridistribuisce parte degli incassi dei film di maggiore successo e anche i soldi messi a disposizione dagli operatori che poi diffondono i film, per esempio le tv”. E ha aggiunto: “Noi non finanziamo film di nicchia senza mercato. Il cinema francese è fatto di pellicole d’autore, molti film di budget medio (sui 3 o 4 milioni di euro) ma anche film di cassetta come Asterix o successi mondiali come The ArtistQuasi amici. E sono questi ultimi a sostenere gli altri. I Paesi che hanno fatto la scelta dell’austerità nella cultura, per esempio la Spagna, si trovano oggi in una pessima situazione. All’ultimo Festival di Cannes, in concorso, i cineasti di tutto il mondo erano quasi sempre co-finanziati dalla Francia, siamo lo Stato al mondo con il maggior numero di co-produzioni: oggi siamo a quota 52 Paesi. E la gente non è mai andata tanto al cinema, a vedere ogni tipo di opera: dai kolossal americani ai nostri film”. Infine sull’eccezione culturale, marchio di fabbrica dei governi francesi da André Malraux in avanti. “E’ ancora di attualità e sono convinta che lo Stato debba intervenire per sostenere la creazione. Non è vero che i prodotti culturali sono prodotti come gli altri. Le leggi del mercato hanno difficoltà a funzionare in generale, figurarsi nella cultura. Non è una questione morale, semplicemente a mio avviso solo così il sistema può funzionare, anche dal punto di vista economico”.

 

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23 Novembre 2012

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