Il 27 marzo esce nelle sale italiane Priscilla di Sofia Coppola con Cailee Spaeny e Jacob Elordi, presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Un film biografico-memoir coinvolgente e umorale che porta sul grande schermo la storia della moglie di Elvis, l’altra metà di un amore che ha fatto epoca: quello tra una teenager carina di nome Priscilla Beaulieu e il Re del Rock ‘n’ Roll, Elvis Presley.
È la risposta intimista e a tratti pastello al rumoroso e aggressivo biopic di Baz Luhrmann dedicato a The Pelvis, mentre qui a prendersi tutta la scena è la controparte femminile, schiacciata ed innamorata fino all’umiliazione.
In attesa di Priscilla, proviamo a scoprire e semmai rivedere i migliori film interpretati da Presley che pur nella sua brevissima vita, morì il 16 agosto 1977 a soli 42 anni, è stato un attore cinematografico prolifico come pochi.
Dal 1956 al 1969 ha recitato in ben 31 film. E anche se non sono esattamente dei capolavori, furono amati dalle sue legioni di fan e la maggior parte sono ancora oggi piacevoli da guardare.
Tante storie in un periodo di tempo così breve che si potrebbe classificarli in un genere a sé stante. Più esattamente possiamo scindere la produzione cinematografica in due filoni. Il primo è “il film di Elvis” , in cui i suoi personaggi si presentano in qualche luogo esotico in cerca di lavoro, ma trovano sempre una ragazza pronta a pendere dalle sue note.
E non solo.
Il secondo è quello dei film più “seri”, in cui Presley, ansioso di dimostrare la sua bona fides come vero attore, si cimenta in personaggi e situazioni che sono lontani dalla musica e dai balli dei suoi altri film. E quando gli è stata data la possibilità di brillare, Presley, in più di un’occasione, ha dimostrato di avere davvero delle ottime doti recitative.
In questo film, Charlie (Elvis) è un cantante disoccupato che scappa per cantare in un circo itinerante, al fianco di Barbara Stanwyck. Fu uno dei maggiori successi al botteghino della sua carriera e anche la colonna sonora non è niente male.
Elvis interpreta Walter Gulick, un veterano che ha appena finito la sua leva nell’esercito e si stabilisce sulle Catskill Mountains in cerca di lavoro come meccanico d’auto. Invece, riceve un’offerta dallo squallido promoter di pugilato Willy Grogan per lavorare come sparring partner per il gruppo di palooka che gestisce (e sfrutta). Quando Walter mette al tappeto uno dei migliori pugili di Willy, il promotore capisce che può fare un po’ di soldi con questo ragazzo e lo fa salire sul ring. Oh, e ci sono anche delle canzoni (ovviamente).
In questo film, Elvis interpreta Tulsa McLean, un soldato che spera di aprire un nightclub dopo aver lasciato la Germania Ovest. Presley aveva appena terminato la sua carriera militare quando recitò nel musical, il che certamente aiutò la sua interpretazione.
Il musical comprendeva anche Blue Suede Shoes e Wooden Heart e fu un grande successo.
Questo uno dei film meno “elvisiani” del repertorio di Presley. Con una sceneggiatura del leggendario drammaturgo Clifford Odets, il film è incentrato su Glenn, ragazzo problematico costretto da un tribunale a chiedere aiuto alla psicologa Irene Sperry, con la quale è sospettato di avere una relazione. In seguito Glenn aspira a una carriera letteraria e parte per il college per inseguire i suoi sogni. Quello che avrebbe potuto essere un brillante film drammatico è purtroppo smorzato dall’inserimento di numeri musicali, ma è comunque un buon risultato e può essere definito la sua storia più adulta.
Uscito in America con il titolo Love me tender questa è la sua prima uscita sul grande schermo anche se non è l’assoluto protagonista. È uno scricchiolante ma avvincente dramma post-Guerra Civile su un soldato confederato (Richard Egan) che torna a casa e scopre che la sua innamorata ha sposato il fratello minore (Elvis, appunto) dopo aver ricevuto notizie false sulla sua morte. Sia Elvis che il film ricevettero critiche positive e fu un grande successo di pubblico proprio perché c’era lui nel film, anche se solo in un ruolo di supporto.
Fu il primo dei tre film che Presley girò nell’Aloha State. Una spumeggiante commedia musicale che in qualche modo ha creato lo stampo per quello che la maggior parte delle persone oggi pensa sia un “film di Elvis”: divertimento leggero e spensierato, spesso in un luogo esotico, che coinvolge un adorabile fusto che canta e si fa strada attraverso sfide di poco conto, incontrando solo impedimenti temporanei alla felicità con una giovane ragazza.
Qui interpreta Chad Gates che ha appena finito la leva obbligatoria dall’esercito, rispecchiando l’esperienza reale di Elvis, e torna a casa sua alle Hawaii pronto a riprendere la sua vita di surfista. Tuttavia, la severa madre Sarah Lee (la mitica Angela Lansbury, che all’epoca del film aveva solo 36 anni) vuole che Chad si faccia avanti e gestisca l’azienda di famiglia. La trama poco importa, però, quello che conta qui sono la musica e sui panorami!
All’epoca non era un segreto che Elvis fosse spesso frustrato per la traiettoria della sua carriera cinematografica. Era abbastanza intelligente da rendersi conto che i suoi “Elvis’ movies” stravaganti con canti e balli erano il suo pane quotidiano, eppure voleva essere considerato un attore serio ed era bloccato dalla mancanza di opportunità che gli venivano offerte. Ed ecco che arriva la chance grazie ad un grande regista – Don Siegel – che riuscì a mantenere le canzoni al minimo indispensabile e, cosa più importante, riuscì a convincere Elvis a rischiare di dare il massimo in alcuni momenti altamente emotivi di questo avvincente western su un mezzo nativo americano (inizialmente la parte era stata pensata per Marlon Brando) diviso tra la cultura bianca e quella Kiowa. Sfortunatamente, il film fu un fallimento al botteghino. “Presley era molto bravo”, afferma Siegel in una sua biografia. “Tuttavia, credo che uno dei motivi per cui il film non ha ottenuto il riconoscimento che ritengo meriti, soprattutto in termini di presentazione di un conflitto razziale, è che il pubblico non è stato in grado di andare oltre il fatto che Elvis Presley fosse presente nel film”.
In netto contrasto con la formula di base spesso inventata per il Re nel corso degli anni ’60, Jailhouse Rock (questo il titolo originale del film) tenta effettivamente di presentare Presley come un antieroe sensibile e piuttosto cool. Dopo aver picchiato a morte un uomo a mani nude in una rissa da bar, l’operaio edile Vincent Everett (Presley) trascorre un anno dietro le sbarre come compagno di cella di un cantante country che gli insegna a suonare la chitarra. Una volta rilasciato, Vincent diventa una star, firma un contratto per girare film a Hollywood e si trasforma in uno zoticone sgradevolmente egoista, fino a quando il suo ex compagno di cella non si presenta per impartirgli una dura lezione. Memorabile la coreografia della canzone che dà il titolo (originale) al film. Girato in un nitido bianco e nero, Presley e i suoi ballerini “galeotti” eseguono il numero su uno sfondo completamente stilizzato, con le sbarre nere che indicano le celle della prigione su un background bianco accecante. L’effetto è stupefacente, così come la coreografia di Alex Romero, che incorporava molte delle “oscillazioni dei fianchi” che Elvis aveva reso così famose. La scena è citata da molti come la migliore sequenza musicale di qualsiasi film di Presley.
In uno dei film di Presley meglio recensiti, King Creole (titolo americano), interpreta Danny Fisher, un adolescente che si ritrova coinvolto in una banda e in una storia d’amore con due donne a New Orleans. Tratto da un romanzo di Harold Robbins, il film si avvaleva del regista di Casablanca – Michael Curtiz – e di caratteristi affermati come Carolyn Jones e Walter Matthau, ma Presley si dimostrò all’altezza della loro fama e fornì sicuramente la sua migliore interpretazione in assoluto. Due settimane dopo aver terminato la produzione del film, Presley fu arruolato nell’esercito americano.
Il film si inserisce perfettamente nella formula classica del film di Elvis: lui vaga in qualche località esotica alla ricerca di un lavoro, incontra una giovane donna inizialmente esuberante ma che si scioglie nel momento in cui lui imbraccia la chitarra e si scatena. Ann-Margret, tuttavia, porta sullo schermo qualcosa di diverso. L’intesa tra le due star è palpabile e contribuisce ad alzare il livello di Elvis, spingendolo a fornire alcune delle migliori performance musicali della sua carriera cinematografica. Presley è al massimo delle sue possibilità, trovando il perfetto equilibrio tra sorriso e sincerità mentre placa i turisti texani ubriachi con un medley di The Yellow Rose of Texas e The Eyes of Texas, e si scatena in un unico, spavaldo piano sequenza.
Viva Las Vegas è il “film di Elvis” per eccellenza.
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