Cosa sarebbe successo se i dinosauri non si fossero estinti? Lo racconta, in un simpatico ‘What if?’, Il viaggio di Arlo, il film d’animazione Disney/Pixar al cinema dal 25 novembre, che riporta in sala i grandi rettili che tanto piacciono ai bambini cavalcando l’onda del successo del recente Jurassic World.
Per Disney è una sfida difficile, soprattutto nei confronti di sé stessa. L’uscita di Inside Out, capolavoro di animazione che ha entusiasmato prima il festival di Cannes e poi il resto del mondo, risale solo a quest’estate. In più, a Natale, Disney esce con una recente acquisizione che definire ‘importante’ è un eufemismo. Parliamo naturalmente di Star Wars: Il risveglio della Forza, che già è record mondiale di prevendita prima di essere arrivato in sala (lo farà il 16 dicembre, in Italia, con un paio di giorni di anticipo rispetto agli USA) e sarà senza dubbio il campione di incassi della stagione.
Quindi, intelligentemente, la casa di Topolino, che non può comunque mancare all’appuntamento con il sentimentale cartoon natalizio, ha piazzato in questo periodo un prodotto che non pretende di essere competitivo a quei livelli, e anzi si rivolge ai bimbi più piccoli, con una narrazione molto classica, scorrevole e incentrata sui buoni sentimenti e il tradizionale canovaccio del ‘viaggio di formazione’.
Arlo è un giovane brontosauro, che vive tranquillo con la sua famiglia in questo mondo dove i rettili sono evoluti e hanno imparato a coltivare i campi. I suoi fratelli sono più grossi e coraggiosi, lui invece ha paura di tutto, compresi quei microscopici parassiti chiamati… uomini. Un giorno suo padre lo spinge ad attraversare il fiume, ma proprio lì, a causa di un incidente, per il giovane dinosauro cominceranno i guai. Da un punto di vista tecnico, c’è da sottolineare una scelta stilistica particolare: i fondali sono molto realistici, dettagliati, tanto che pare di trovarsi quasi di fronte a un documentario. Il che, narrativamente, è utile per rendere più minaccioso il vasto mondo interamente naturale in cui Arlo si trova disperso, solo e impaurito. Ma graficamente, dato che invece i personaggi sono volutamente ‘finti’, pupazzosi e caricaturali, lo stacco si nota. Sul piano della trama, ci sono molti punti in comune e riferimenti ad altri classici Disney, da Dumbo a Il re Leone, di cui per certi versi questo film può considerarsi un erede per le nuove generazioni. L’idea del ‘Cosa sarebbe successo se’ è molto simpatica, ma è come se volesse fornire una giustificazione per ‘l’umanizzazione’ dei dinosauro e per la convivenza in parallelo di uomini e rettili sulla Terra. Un problema ‘razionale’ che tanti altri film precedenti non si sono posti, facendo bellamente combattere Tirannosauri e Cavernicoli come se fosse la cosa più normale del mondo. Probabilmente si tratta di esigenze ‘pedagogiche’, per non insegnare ai bambini cose ‘troppo sbagliate’ o comunque dare ai genitori modo di costruirci su una riflessione.
Veramente d’impatto, infine, il corto che viene associato al film, Sanjay’s Super Team, con taglio autobiografico: il regista è infatti il 41enne Sanjay Patel, che debutta alla regia dopo aver lavorato per vent’anni come animatore (lavorando a I Simpson e poi alla Pixar). La storia mescola lo stile dei film di supereroi americani con la cultura induista, rappresentata da tre divinità: Hanuman, simile a una scimmia, Durga, dea del potere, e Vishnu, che rappresenta la protezione. La colonna sonora è a cura di Mychael Danna (Vita di Pi) e ha grande importanza, dato che il corto non presenta dialoghi.
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