Arianna Becheroni ha scoperto la recitazione a 7 anni. E per lei è stata “una salvezza”. Da allora ha deciso di voler fare l’attrice e oggi la milanese, a 20 anni, va avanti in questo mestiere, però senza fretta. Lanciata due anni fa nella serie Bang Bang Baby, di Prime Video, ora è protagonista di Never Too Late, presentata ad Alice nella Città, e in anteprima su RaiPlay dal 22 novembre.
La serie diretta da Lorenzo Vignolo e Salvatore De Chirico, e prodotta da Propaganda Italia e Rai Fiction, che vede nel cast anche Roberto Nocchi, Matteo Taranto, Dana Giuliano e Mikaela Neaze Silva, è ambientata a Nur, in Sardegna, nel 2046. Il pianeta soffre per la mancanza di ossigeno. Le Milizie Verdi sono al potere e da anni negano alle persone ogni contatto con la Natura al fine di poterla curare. Nella cittadina sarda si estende una delle poche foreste ancora sopravvissute, perimetrata da un muro invalicabile e sorvegliata da droni. Cinque ragazzi adolescenti, cresciuti senza mai aver toccato un albero o fatto un bagno al mare, decidono di entrare nella foresta, rischiando la propria vita, per scoprire la verità sulla scomparsa dei loro genitori e riprendersi il proprio futuro. Perché per cambiare il mondo non è mai troppo tardi.
Arianna, in che cosa ti ritrovi in Maria?
Quando lavori su un personaggio, senti sempre delle similitudini. Si crea un grande mix tra realtà e finzione, ed è quello che è accaduto interpretando questa ragazza. Mi sono sentita Maria nella vita. Mi sono rivista nella sua durezza, che ho avuto più in passato, quando prendevo di petto le cose. Lei ha un padre militare e crede in un mondo sbagliato. Io, a differenza sua, mi sono addolcita un po’ con il tempo. È stato davvero stimolante interpretarla. Anche perché questa è una serie che fa riflettere sull’umiltà che dovremmo avere accettando di aver perso tempo o un’occasione nella vita, senza dover trovare sempre e per forza delle giustificazioni.
Questo vale anche per la salvaguardia del mondo intorno a noi?
Noi giovani hanno una consapevolezza maggiore del mondo in cui viviamo, rispetto ai nostri genitori. Però siamo stati educati anche ad aspettare, quando invece non c’è molto tempo. Siamo una generazione che ha sempre fretta, ma in questo caso dovremmo averla veramente. Salvare l’ambiente non deve attendere.
Anche il mestiere dell’attore porta ad avere fretta?
Certo, perché finita una cosa non sai quando lavorerai di nuovo, e quindi hai fretta di fare qualcosa di nuovo. Ma questo è sbagliato. Ti devi innamorare di un personaggio per interpretarlo. Non farne per forza uno dietro l’altro. Dovremmo scegliere i ruoli che ci aprono il cuore, come è avvenuto in questo caso. Io sono stata veramente orgogliosa di aver interpretato Maria e aver preso parte a questo progetto.
Quando hai scelto di fare l’attrice?
Ero una bambina. Avevo 7 anni quando mia madre ebbe un brutto incidente e quel periodo fu molto pesante per me. Ero super interattiva, agitata, e provai un po’ di sport per trasmettere quell’energia. poi mia madre mi ha iscritto a un corto di teatro e recitare è stata la mia salvezza. Devo ringraziare mia mamma per questo, anche se lei non voleva che facessi l’attrice. ma che vivessi la mia adolescenza con calma.
Fai parte di una nuova generazione che vuole intraprendete il tuo stesso percorso. Quanto senti la competizione?
Io non vivo questo mestiere così, con invidia. Quando spero di avere un ruolo e poi viene scelta un’altra attrice, mi dico che vuol dire che doveva fare lei quel personaggio e non io. Le lamentele non servono a nulla. Anzi, in un momento come questo dove c’è un blocco delle produzioni e il lavoro è ancora meno, dovremmo essere tutti più uniti, senza farci una guerra dall’interno.
Quali sono i tuoi attori di riferimento?
Ho sempre stimato molto Al Pacino, Natalie Portman, Jean Reno. Il film Léon, dove recitano insieme, è uno dei miei preferiti. Ma non ho mai sognato di diventare come loro. Io voglio essere me e diventare la versione più bella di me. La recitazione nasce dalla vita e dalle cose che ognuno di noi ha vissuto personalmente. che hai vissuto
Con chi ti piacerebbe lavorare?
Se potessi scegliere, Quentin Tarantino. Adorerei fare tutto con lui, mettermi alla prova. Chissà dove mi porterà la vita.
A lanciarti è stata la serie Bang Bang Baby. Che ricordo hai di quell’esperienza?
Per me è stata umana, di crescita, oltre che professionale. Intanto essere la protagonista di una serie così fumettistica e sognante è stato qualcosa di speciale. Avremmo dovuto fare una seconda stagione, ma poi è saltata. È stato un duro colpo. Probabilmente doveva andare così.
E ora a cosa stai lavorando?
Oltre a recitare, canto. Sto facendo musica e preparando un po’ di pezzi, tra il funky, l’rnb e il soul. Sto facendo dei provini, e mi piacerebbe poter mettere insieme in un film queste due arti.
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