Con Il declino dell’impero americano Denys Arcand aveva fotografato l’edonismo della società anni ’80, con un film di dialoghi intensi e tesissimi. Ne Le invasioni barbariche (2003), si era concentrato su guerre, religione, economia e sulla ricerca della felicità e il senso del vivere, accentuando i toni drammatici, vincendo l’Oscar al miglior film straniero. La trilogia concettuale si chiude oggi, con un “polar” venato di commedia che già dal titolo si pone come rocambolesca e tragicomica conclusione. La caduta dall’impero americano, con Alexandre Landry, Maripier Morin, Rémy Girard, Louis Morissette, Maxim Roy, Pierre Curzi, Vincent Leclerc, esce il 24 aprile con Parthénos, e attualizza ancora di più il problema della caduta dei valori e dello spaesamento dell’individuo medio di oggi, diviso tra l’ansia di successo e riscatto e un mondo che gli offre effettivamente poche limpide possibilità.
Pierre-Paul ha 36 anni e nonostante un dottorato in filosofia, si ritiene troppo intelligente per avere successo e si ritrova a dover fare il fattorino per tirar su uno stipendio appena decente. Un giorno, durante una consegna, si ritrova suo malgrado sulla scena di una rapina finita male, che lascia sull’asfalto due morti e altrettanti borsoni pieni di soldi. Cosa fare? Restare a mani vuote o prenderli e scappare? Il dubbio dura una frazione di secondo, giusto il tempo di caricare il malloppo sul furgone, d’altro canto Aristotele nell’’Etica’ non dice forse che la fortuna è collegata alla felicità?
Ma i guai sono appena iniziati, e d’altro canto Heidegger dice che “il destino si può cambiare ma non si può sfidare”: sulle tracce del denaro scomparso, infatti, ci sono due agenti della polizia di Montreal ma soprattutto le gang più pericolose della città. Per uscire da un sogno che rischia di diventare un incubo, Pierre-Paul dovrà fare gioco di squadra con un team di improbabili complici: una escort che cita Racine, un ex galeotto appena uscito di prigione e un avvocato d’affari esperto di paradisi fiscali (convinto però che sulla Terra i paradisi non possano esistere). Insieme, scopriranno che i soldi non danno la felicità… forse.
Per Marx (Groucho, non Karl) “nella vita ci sono cose più importanti del denaro, ma costano tutte un mucchio di soldi”. Starà a Pierre-Paul decidere se cercare di comprarle. Ha spiegato il regista: “Realizzo film cercando, nel mio piccolo, di riprodurre uno specchio della vita e del tempo che viviamo. Siamo tutti sottomessi all’impero americano, incluso gli angoli più remoti del nostro pianeta. Quell’impero sta però morendo e le sue convulsioni ci colpiscono in tutta la loro brutalità. Chi ripone speranze in un’ipotetica dimissione di Donald Trump dimentica che nell’antica Roma dopo Caligola arrivò Nerone dando inizio a tre secoli di inesorabile declino. In Canada, il mio Paese, vivevamo comodamente sotto l’ombrello della “pax americana” ma la decadenza morale dell’impero ha infettato anche noi. L’onnipotenza del denaro è uno dei sintomi. Troveremo mai antibiotici abbastanza potenti per combattere tale cancro?”.
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