Gran parte dei poteri di Aquaman, personaggio creato da Mort Weisinger (testi) e Paul Norris (disegni) per la DC Comics nel 1941 è legata al trovarsi in vicinanza dell’Oceano. Per questo nell’immaginario collettivo di chi non è particolarmente appassionato di fumetti è considerato come un eroe ‘minore’ rispetto a Superman o a Wonder Woman, tanto da arrivare a parodizzarne la figura come avviene ad esempio nella serie a cartoni I Griffin o nel famigerato serial a tema cultura nerd Big Bang Theory.
Più volte il mondo dei comics ne ha riscritto o rielaborato le origini nel tentativo di renderlo più ‘cool’ e lo stesso sta facendo il cinema, prima con le sue apparizioni in Batman v Superman e Justice League e ora nel film solista, diretto dal mago dell’horror James Wan (che qui con l’horror a ben poco a che fare se non per la magistrale creazione di mostri marini dal design memorabile) e interpretato da Jason Momoa, che a dirla tutta, fisicamente somiglia più al Sub-Mariner Marvel – personaggio ambiguo, che a volte ricopre addirittura il ruolo di villain – che all’eroe acquatico di casa DC.
La mossa intelligente di Wan sta nello sfruttare il potenziale del personaggio costruendo una storia sostanzialmente autonoma rispetto al corpus narrativo del DC universe cinematografico, un’avventura per terra e per mare, ma soprattutto per mare, dall’Africa alla Sicilia, più simile a un film di Indiana Jones, con tanto di ricerca di potente artefatto che non deve finire nelle mani sbagliate – qui un tridente magico – che alle classiche storie di super-eroi. Non mancano scontri mozzafiato e qualche scena particolarmente spettacolare. In particolare abbondano i piani sequenza che, paradossalmente, i registi dei film di supereroi tendono a usare raramente, forse temendo di confondere lo spettatore.
Sia chiaro, il tenore è esattamente quello delle ultime uscite DC/Warner, e in particolare Wonder Woman e Justice League: colori accesissimi, fondali finti, tantissime luci sparate in faccia allo spettatore, trama esile, una stazza un po’ ipertrofica – sono 143 minuti di durata complessiva – e molta azione, a cui si aggiunge però una spiccata verve fantastica nella costruzione dell’immaginario attorno al protagonista, dai flashback riguardanti le sue origini e il suo passato al mondo che lo circonda e al quale è indissolubilmente legato dal suo destino di re. E’ ormai chiaro che si tratta di una cifra stilistica, volta ad abbandonare il realismo grafico di matrice nolaniana e gettarsi direttamente nella tavolozza cromatica tipica di un fumetto, un po’ retrò ma non sgradevole alla vista di chi sa cogliere la sfumatura.
A fine della fiera, riusciamo anche a vedere Aquaman con l’uniforme classica verde-arancio che lo caratterizza nei fumetti, e per chi li segue da anni è una gioia per gli occhi. Chi non apprezza quello stile un po’ kitsch e anni novanta, farebbe meglio a stare alla larga.
Tutti gli altri invece possono tranquillamente prenotare il biglietto per il primo gennaio, data in cui Aquaman approderà nel nostro paese dopo aver conquistato la Cina (dove è uscito addirittura in anticipo rispetto alle altre nazioni, il 7 dicembre) e gli Stati Uniti (21 dicembre).
Nel cast ci sono anche, tra gli altri, Amber Heard, Willem Dafoe, Dolph Lundgren, Temuera Morrison e Nicole Kidman.
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