Delitto sul Po, il loro secondo lungometraggio, uscirà il prossimo 24 aprile, ma intanto l’eclettica coppia formata da Antonio Rezza e Flavia Mastrella è di nuovo al lavoro.
I due hanno infatti cominciato in Puglia le riprese di Samp (titolo provvisorio) film “low budget” girato in digitale che propone un’inedita lettura di San Paolo e avrà come protagonista un killer che uccide senza motivo.
Nel cast, oltre a Rezza e Mastrella, anche Maurizio Catania, Francesca Cogodda, Francesco Artibari e Ferdinando Cocco.
Come è nata l’idea di “Samp”?
FM Tutto è nato dal mio interesse per il rito pugliese delle tarantolate. Un fenomeno che mi ha affascinato perché si basa sulla guarigione dei semplici. Riguarda soprattutto le donne ma oggi gli uomini hanno assorbito molti elementi femminili, anche i disagi. Così il protagonista è un uomo con un forte malessere interiore che ha un rapporto molto particolare con sua madre. Nella prima scena, che inizia con un ballo sfrenato, la uccide.
AR Lui è un San Paolo killer: un santo metropolitano al di là del bene e del male. Ma per scaramanzia non vogliamo dire troppo sulla storia. Sarà un film con un’intensa frammentarietà ma alla fine darà agli spettatotori l’illusione di aver capito.
In “Delitto sul Po” avete decostruito la sceneggiatura e qui?
ARDistruggiamo la nozione classica di set. Scegliamo le location volta per volta, spostandoci per la Puglia e raramente torniamo nello stesso posto. Non ci interessa concentrarci sull’iconografia della regione, anche se in ogni ripresa si sente il suo sapore. Ma il nostro non è un esperimento naif: giochiamo con il caso perché sappiamo che forzandolo diventa sistematico.
FM Giriamo con costumi dai colori forti che risaltano sul bianco dell’architettura. Creiamo dei veri e propri happening coinvolgendo la gente del luogo che partecipa così al film con parti molti brevi.
Chi si è unito con voi in questo film nomade?
AR Ci muoviamo con un gruppo di 6 persone: sono attori e contemporaneamente tecnici delle luci e del suono, scenografi, direttori della fotografia e “ipotetici amici”. È un gruppo senza gerarchie. Insieme abbiamo girato finora circa 6/7 ore. A maggio torneremo in Puglia per finire le riprese e poi cominceremo il montaggio. Vorremmo finire il film entro l’anno per presentarlo a qualche festival, magari all’estero.
Avete già un produttore?
Per ora no, vedremo anche i risultati di Delitto sul Po. Realizzare un film in modo totalmente autonomo ci dà una libertà che coincide con la libidine. Ma non ci interessa fare gli indipendenti a tutti i costi. Purtroppo vige una sorta di censura dell’occhio perché le nostre produzioni sfuggono all’immediata comprensibilità e sono costruite con una fantasia politica contagiosa. Questo ci lusinga ma, ovviamente ci crea anche molti problemi.
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