ANTONIO REZZA & FLAVIA MASTRELLA


Creatori di linguaggi e immagini impastate di surrealtà, dal 1987 Antonio Rezza e Flavia Mastrella transitano instancabilmente tra media diversi: dai micro ai lungometraggi, dal teatro alla tv. Pesaro dedica loro un omaggio e loro ricambiano offrendo al pubblico del festival un assaggio dell’ultimo film, l’incompleto Samp, storia sbilenca di un singolare San Paolo killer. Ambientata in Puglia, è il frutto impazzito della decostruzione del set venuta dopo quella della sceneggiatura sperimentata con Delitto sul Po.

A.Rezza/ F.Mastrella:
Zero a zero

L’omaggio di Pesaro arriva dopo quelli di Bellaria e Torino. Che effetto vi fa?
FM: Arriva al momento giusto. Il boicottaggio di Delitto sul Po è stato un dispiacere molto forte.
AR: E’ successo che Domenico Procacci ha accettato di distribuire il film sprovvisto di visto censura al cinema Politecnico. Per 6 giorni è stato proiettato con il divieto ai minori di 18 anni, poi l’hanno cancellato dalla programmazione senza nessuna spiegazione. Un trattamento ignobile. L’iniziativa di Pesaro ci fa felici così come le tesi di laurea realizzate su di noi, 3 già discusse, 2 in fase di scrittura. Certo tutti questi omaggi ci fanno sembrare morti invece siamo ancora giovani.

A che punto è la lavorazione di “Samp”?
FM: Abbiamo sospeso le riprese per lavorare a Photofinish, un nuovo spettacolo. E’ una pausa di riflessione causata dalle difficoltà nella distribuzione. Il film è un esperimento di cinema di strada girato scegliendo le location volta per volta e creando dei veri e propri happening per interagire con la gente del posto.
AR: Facciamo il cinema per piacere ma non accettiamo che qualcuno impedisca l’uscita dei nostri film. E’ vero, ci tributano omaggi e retrospettive ma nessuno ci dà una lira. Lo Stato e i produttori non finanziano film fuori dalle righe.

Che cosa è cambiato da “Delitto sul Po” a “Samp”?
FM: Delitto sul Po è un poliziesco trasformato in follia, è girato con la macchina a spalla, le inquadrature non durano quasi mai più di 7/8 secondi. In Samp durano anche un minuto. Sono influenzate da un paesaggio primitivo che costringe a cambiare ritmi.

Qualche anticipazione sul nuovo spettacolo?
FM: In Photofinish non ci sono più i quadri di scena. E’ uno spettacolo scultoreo in cui Antonio si muove attorno e dentro mobili e oggetti strampalati. E’ legato a Samp dal bianco della Puglia. Sono innamorata della carnalità della regione, delle architetture che sembrano fatte con le mani. Photofinish andrà in anteprima alla Milanesiana il 7 luglio. Poi da ottobre sarà per tre mesi al Teatro Spazio Zero di Roma.

Lavorate insieme dal 1987. Qual è il metodo per amalgamarvi?
FM: Andiamo in parallelo. Ognuno fa quello che vuole poi accatastiamo il tutto. Antonio ha quello che a me manca: il corpo. Io non farei mai una performance. Nei film compaio ma non parlo.
AR: A teatro nessuno sa quello che fa l’altro, il dialogo è ridotto al minimo. Il cinema ci richiede più cooperazione. Ma la nostra non è una collaborazione. Siamo due individualisti costretti a far confluire i propri lavori.

Che cosa vi manca?
AR: Solo gli spot. Ho sempre rifiutato di prestare il mio volto alla pubblicità ma non mi dispiacerebbe dirigerne una. Abbiamo già lavorato su ritmi fulminei ma negli spot essere fulminei è una necessità. Ci mancano anche i passaggi televisivi dei nostri spettacoli: ne basterebbero pochi per mettere in crisi un sistema teatrale morto e sepolto. Un sistema culturale prevaricante ci impedisce di arrivare al grande pubblico ma io mi ritengo una pop star non un attore di nicchia.

autore
23 Giugno 2003

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