A.A.A. Antonio cerca Alice. Antonio Albanese, dopo La fame e la sete (1999), torna alla regia con Il nostro matrimonio è in crisi. Nato dalla penna di Vincenzo Cerami, il soggetto narra il precoce naufragio del matrimonio di Antonio (Albanese) e Alice (Aisha Cerami), e il tentativo del giovane e ingenuo sposo di recuperare la sua donna. Alice è andata a finire in un centro salute e benessere per lo spirito, sotto la guida del santone Marberek. Il film esce venerdì distribuito da Filmauro. Alla sceneggiatura, oltre a Vincenzo Cerami, hanno collaborato Michele Serra e lo stesso Antonio Albanese. Musiche di Nicola Piovani.
Albanese stavolta prende in giro la New Age?
No, direi piuttosto che scherzo sulle persone che si fanno prendere dall’esasperazione. Non ce l’ho con i poteri nutritivi della crusca e della segale, ma con quelli che credono che la crusca rinforzi la parte Est del nostro corpo e la segale quella Ovest. Dietro queste convinzioni si nasconde spesso il desiderio di sfuggire alla normalità. Una forzatura e una volgarità. Come quando vai nelle case altrui e invece di trovare un bel cesto da frutta di stagione, mele e pere per esempio, trovi mango, papaya e avocados.
Insomma la ricerca della spiritualità deriva dalla paura di una vita normale.
Molta gente è lobotomizzata. Sulle televisioni e i giornali ogni piccola notizia viene esasperata e allora si perde la propria semplicità. La normalità è uno strumento per difendersi dall’ipocrisia dell’informazione. La normalità è credere nelle cose più importanti, ma con semplicità.
Che cosa è importante e normale in questo momento?
Il movimento dei no-global per esempio. Quando ero piccolo andavo a fare il bagno al Lago di Como, ora c’è un bel divieto di balneazione. Questo genere di notizie sono di tutti i giorni eppure sono terribili. E’ necessario e normale fare qualcosa.
Questo film ha ricevuto un finanziamento statale?
Lei sta scherzando…sì, 8 miliardi per l’esattezza… E’ noto come le sovvenzioni statali aiutino la comicità. Lo stato dà denaro a film che sfiorano l’illegalità per quanto sono brutti, ma si guarda bene dal darne ai film comici.
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