ANTONIO ADINOLFI


Con i suoi toni caravaggeschi, The Passion of the Christ si può quasi considerare un film italiano, almeno nelle radici visive che affondano nel Barocco, per la violenza a tinte forti con cui dipinge le ultime dodici ore della vita del Cristo. Ma il legame non si esaurisce qui: nel cast internazionale figurano, accanto a Jim Caviezel (Gesù) e Maia Morgenstern (Maria), Monica Bellucci (Maria Maddalena), Sergio Rubini (il buon ladrone), Claudia Gerini (la moglie di Pilato), Rosalinda Celentano (Satana), Mattia Sbragia (il sommo sacerdote Caifa), Francesco Cabras (il ladrone cattivo) e Luca Lionello (Giuda). Senza contare che il film è stato interamente girato in Italia, tra gli studi di Cinecittà e Matera, con tecnici e professionisti della nostra industria.
Il pubblico italiano potrà giudicare in prima persona il “film delle polemiche” dal 7 aprile, Mercoledì Santo. La Eagle Pictures ha scelto quella data, spiega il capo marketing Antonio Adinolfi, di proposito: “E’ abbastanza atipico uscire di mercoledì, ma abbiamo fatto questa scelta per motivi commerciali e religiosi, data la prossimità con la Pasqua”.
Il film, prodotto dalla Icon di Mel Gibson e costato circa 30 milioni di dollari, negli Stati Uniti ha riscosso un successo straordinario e gli incassi su scala mondiale hanno già superato la soglia dei 300 milioni di dollari. La Eagle Pictures intendeva uscire con 150 copie, ma il numero è stato portato a 500. Una cifra che potrebbe crescere ulteriormente.

Qual è l’investimento promozionale della Eagle Pictures per The Passion?
Stiamo investendo 2.5 milioni di €, una cifra decisamente elevata per una compagnia indipendente come la nostra. Ci siamo concentrati sui manifesti e sugli spot tv. La copertura giornalistica dell’evento, in termini di notizie, è stata veramente sorprendente ma nonostante tutto abbiamo ancora bisogno di investire in promozione: anche se la gente parla del film non è detto che lo vada a vedere. Questo vale soprattutto per i più giovani, tra i 16 e i 18 anni, che non sempre leggono i giornali. A loro vogliamo trasmettere il senso visivo del film, che è uno dei suoi punti di forza. Stiamo anche usando il sito web per agganciare il pubblico giovane.

Il film ha suscitato molte polemiche, dalle accuse di antisemitismo al discorso sulla violenza…
Le polemiche hanno aumentato l’attenzione sul film e in effetti credo che la reazione della comunità ebraica Usa sia stata molto positiva per Mel Gibson. In Italia siamo stati contattati dalla comunità ebraica a Roma e Milano, che ha voluto vedere il film prima dell’uscita, richiesta che abbiamo accolto con piacere: non vogliamo strumentalizzare le polemiche.

Cosa pensa della decisione di non vietare il film ai minori, diversamente che in altri paesi?
Credo che questo dipenda da due diversi fattori. Innanzitutto in Italia i film possono essere vietati soltanto ai 14 o ai 18; in secondo luogo nella nostra cultura tutti, anche i bambini, sanno cosa è accaduto a Gesù. Credo che i bambini sotto i 10 anni saranno comunque scoraggiati dal fatto che il film è in versione originale in aramaico e latino con sottotitoli.

Anche in Italia è previsto un merchandising legato al film come in America?
No, è un merchandising che da noi sarebbe considerato di cattivo gusto, giudizio che condivido. Queste cose funzionano in America, non da noi.

Attori e tecnici italiani, location italiane, tra Cinecittà e i Sassi di Matera. Pensate di sfruttare questo aspetto?
Noi consideriamo The Passion un film italiano: è un aspetto che viene sottolineato nella promozione. Non credo che Gibson abbia deciso per caso di girare in Italia e spero che il pubblico italiano apprezzerà.

autore
29 Marzo 2004

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