ANNA NEGRI

Donne in cerca d’amore, avvolte nel mistero, a caccia di un marito e poi in fuga. Al centro dello sguardo di Anna Negri ci sono sempre figure femminili: dalle amiche genovesi, precarie e un po’ strambe di In principio erano le mutande (1999) con Stefania Rocca e Teresa Saponangelo alla protagonista della fiction, L’altra donna, thriller psicologico ispirato all’hitchockiano La donna che visse due volte, fino a quella di Nate per sposarsi, la sua nuova commedia in preparazione per la Cattleya di Riccardo Tozzi.
Per la regista, studi alla Sorbonne di Parigi, all’Accademia di Belle Arti di Groningen, al London College of Printing e al Royal College of Art di Londra, è il secondo lungometraggio.

Chi è la protagonista di “Nate per sposarsi”?
E’ una 30enne che desidera disperatamente convolare a nozze e per realizzare il suo sogno, organizza il matrimonio all’insaputa del fidanzato. Poi capirà che questa ricerca affannosa della sicurezza coniugale è frutto delle pressioni sociali e alla fine troverà se stessa.

Come è nata la collaborazione con Cattleya?
Loro avevano visto il mio primo film, così, quando gli ho proposto il soggetto, circa due anni fa, hanno deciso di finanziare la sceneggiatura che ho scritto insieme a Pasquale Plastino e Silvia Ronfagli. Ora stiamo cercando i sostegni finanziari per cominciare a girare.

Perché sempre film sulle donne?
Perché sono una donna e mi identifico in storie femminili. E’ normale. Poi perché trovo che, specie in tv, le donne sono rappresentate in modo deprimente. Se una bambina vivesse solo nell’universo televisivo il suo unico orizzonte sarebbe fare la velina. Anche il mondo del cinema italiano è molto maschile, per questo mi sembra importante l’aumento delle registe registrato nella scorsa stagione.