2001, un anno moderatamente positivo dopo il disastroso 2000. L’Anica fa il bilancio e promuove il cinema italiano seppure con qualche riserva. Il presidente Gianni Massaro, l’avvocato che sta da qualche mese alla testa dell’associazione dei produttori in cui ora è confluita anche la televisiva Apt, ha convocato i giornalisti a viale Regina Margherita, secondo tradizione, per distribuire grafici, tabelle e speranze per il futuro. Un futuro in cui avremo – ribadisce – la nuova legge del settore, un nuovo contratto di servizio con la Rai, un Fus non decurtato, inevitabili avvincendamenti nei ruoli del cinema pubblico su cui è meglio non sprecare lacrime. Un commento, sollecitato, anche sulla controversa nomina di Alberoni alla SNC, “un uomo di cultura esterno al settore, ma le scelte politiche sono imperscrutabili”.
La buona notizia è una crescita della quota di mercato del cinema italiano. Meno film d’importazione, soprattutto americani, più film europei: la quota italiana, coproduzioni comprese, sale al 19,4% (nel 2000 era al 17,5%), quella Usa arretra al 59,7% dal 69,5%, i francesi passano dal 5,8% al 3,8%, gli inglesi balzano dal 3,3% al 10,4%. In valori assoluti si sono venduti 15 milioni di biglietti per vedere film italiani, mentre nel 2000 furano 13 milioni. Per Massaeo è una “riaffezione” al prodotto nazionale di cui dobbiamo ringraziare anche i multiplex, in grande crescita nell’anno appena concluso.
In ascesa anche le coproduzioni: con Francia (18), Gran Bretagna (7), Germania e Spagna (6), Danimarca e Irlanda (1), mentre fuori dalla comunità compaiono Argentina, Svizzera, Ungheria, Canada, Iran, Turchia. Se i film prodotti restano invariati (103 in totale) ci sono 18 coproduzioni in più mentre gli investimenti complessivi sono stati di 354 miliardi di lire contro i 336 dell’anno precedente. In media un film nazionale costa 4 miliardi. Gli incassi si attestano sugli 84.635.898,68 € per i film italiani (72.704.371,83 € nel 2000) e sui 260.770.778,89 € per il cinema Usa (289.245.363,44 € nel 2000).
Dolenti note alla voce fondo di garanzia: 31 i film finanziati nel 2001, contro i 29 dell’anno precedente. Il contributo complessivo è stato di circa 100 miliardi, ma finora i 24 film usciti hanno portato a casa solo 21,8 miliardi di lire dei quali ben 19,7 sono andati a cinque soli titoli (Vajont, Luce dei miei occhi, Il mestiere delle armi, Concorrenza sleale, I cavalieri che fecero l’impresa. Molti i film premiati, in Italia e all’estero, ma resta controverso il meccanismo del finanziamento: “Non possiamo buttare 80 miliardi l’anno e poi lamentarci se tagliano il Fus, il denaro pubblico non deve essere destinato a sperimentazioni senza senso”, riflette Massaro. Resta difficile capire davvero quali sono i ritorni di un film, oltre il circuito delle sale, monitorato dal Cinetel, tra home video, introiti televisivi anche pay e vendite all’estero.
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