VENEZIA – La perfezione, la ricerca di qualcosa che si è perso: “il pubblico si aspetta miracoli … il palco è nella mia testa”: Maria “è una celebrazione” per Pablo Larraín, che porta in scena l’ultima settimana di vita della Callas. L’autore cileno non cerca tanto la verosimiglianza, lasciando emergere l’estetica di Angelina Jolie, la sua protagonista, seppur seminando dettagli che ne hanno definito nel tempo l’icona. Larraín, collocandosi nell’intercapedine tra proiezione mentale e realtà, malinconia e desiderio, racconta una donna che “aveva un senso tragico della vita. Maria Callas spesso finiva le sue interpretazioni con la morte in scena: come fa a risolversi un film in cui il personaggio principale è la somma delle tragedie che ha cantato? Non doveva essere un film dark, ma un film con una donna che ha trascorso la vita a cantare per gli altri, e adesso è pronta a prendersi cura di sé e trovare il suo destino”, spiega lui. Tanto che, proprio la sorella, interpretata da Valeria Golino, nell’ultimo loro incontro, la sprona dicendo: “dimentica la musica e vivi”.
Larraín, arrivato al Lido per accompagnare il film in Concorso, si dichiara subito “un ammiratore della Callas fin da bambino, e sono intrigato che non ci siano film, a parte qualche eccezione, su cantanti d’Opera, un’arte importante: la sua voce è stata tra le più grandi della Storia, o forse la più grande, ma senza Angelina questo film non sarebbe potuto esistere”.
Nei mesi scorsi, la diffusione della notizia che annunciava Jolie come interprete della Callas ha portato con sé rumors di “nomination all’Oscar”, ma lei non raccoglie la sollecitazione e spiega che il suo problema sarebbe “deludere i fan di Maria Callas e dell’Opera. Mi sono avvicinata a lei ascoltandola: lei insegnava e ci sono delle registrazioni disponibili, così è stato un privilegio averla come insegnante. L’insegnamento era che bisognasse essere disciplinati, praticare e, alla fine, far subentrare il personaggio e l’emozione. Quando la tua vita è piena di dolore, ma anche di amore, ci sono suoni che interpretano questi sentimenti: c’è un suono per ciascuno dei nostri stati d’animo. Io ho tentato di fare una cosa mai fatta prima: ero molto nervosa per il canto, ho fatto pratica per sette mesi, con Pablo non si fa nulla a metà, è esigente, chiede grande preparazione. Tremavo la prima volta che ho cantato: lui mi ha fatta iniziare in una stanza e poi portata fino alla Scala”.
Callas era una diva, qualcosa che, per Larraín “non potrebbe esistere se non ci fosse l’eccellenza in quello che una persona fa. Poi, la finzione porta l’opportunità di creare un’illusione arbitraria: nessuno sa quello che sia davvero successo alla fine, e io l’ho immaginato. Una vita come la sua l’ha portata all’isolamento: Ferruccio (Pierfrancesco Favino) e Bruna (Alba Rohrwacher) fanno da tampone col mondo, la proteggono, c’è un meccanismo tra le tre persone che crea una famiglia. Si pensa a vite incredibili ma una volta chiuse le porte di casa tutti abbiamo problemi esistenziali”.
I due attori italiani sono rispettivamente il maggiordomo e la domestica della Callas, le uniche persone che vivevano con lei a Parigi, chi le è stato accanto fino alla fine. Favino, la cui opera prediletta è la Madama Butterfly, “sin da bambino, perché l’ascoltava mio nonno”, spiega che del suo Ferruccio sapeva che fosse ancora vivo: “ho letto di lui e ascoltato un’intervista. Ho capito molte cose sulla sua devozione e con Pablo abbiamo trasformato quel sentimento in ciò di cui aveva bisogno il film. Del lavoro di Larraín mi piace il saper far vedere la stratificazione delle emozioni. Un incontro reale come quello con Maria Callas ti permette di assorbire un po’ della sua luce: una volta che si è definiti da una persona così iconica… succede – per Ferruccio – di non voler che lei muoia perché vuoi resti la tua regina, altrimenti rischi di morire un po’ anche tu; credo sia qualcosa di umanamente egoistico. La Callas era una regina e non è stato difficile trovare la parte accanto a Angelina Jolie”.
E per Jolie “i brani che interpreta parlano molto più di quello che non si pensi sul suo mondo, lei ha consentito ai suoi personaggi di trasformarla, l’Opera nel suo complesso l’ha resa chi è”.
Mentre Alba Rohrwacher dice: “per Bruna ringrazio Pablo per avermi guidata, e ringrazio Angelina Jolie per aver potuto capire l’amore incondizionato di lei verso Maria: ho avuto l’opportunità di entrare in un personaggio molto autentico”.
“ Con Alba – aggiunge Jolie – abbiamo trascorso molti giorni pieni di emozioni: dopo l’impatto con la musica, ho superato la Maria Callas che conosciamo, ho indossato i suoi occhiali, i suoi vestiti, la solitudine dell’essere umano. Non so se sia morta sapendo di essere amata, credo sia morta piena di grande dolore” e lei, Angelina Jolie, con Maria Callas “sorprendentemente, condivido la parte più morbida, quella che non trova spazio di apertura nel mondo: credo di condividere la vulnerabilità”.
Maria, scritto da Steven Knight, è una produzione The Apartment (Lorenzo Mieli, Annamaria Morelli), Komplizen Film (Jonas Dornbach, Janine Jackowski, Maren Ade), Fabula (Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín); il film sarà distribuito, per l’Italia, da 01 Distribution.
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