Un caso “di razza”. Nell’attesa della Notte del 12 marzo, le polemiche intorno agli Oscar si alimentano e l’ultima, per ora risolta, è stata quella sul caso Andrea Riseborough, attrice candidata nella categoria Miglior Attrice. Il film, diretto da Michael Morris, ha incassato appena 28.000 dollari, ma la sua protagonista ha comunque conquistato una nomination agli Oscar: la campagna per la candidatura pare sia stata piuttosto “aggressiva” per promuovere il profilo dell’attrice tra i 1302 membri dell’Academy.
L’Academy ha confermato che Riseborough non perderà la sua nomination, ma la questione ha decretato anche il futuro cambio delle regole; l’Academy aveva annunciato che avrebbe indagato e ora giunge un comunicato ufficiale firmato dal CEO, Bill Kramer: “Basandoci sulle perplessità emerse la scorsa settimana sulla campagna a sostegno di To Leslie, è stata compiuta una revisione delle tattiche usate nella campagna. L’Academy ha determinato che l’attività in questione non ha raggiunto un livello per cui sia necessario rimuovere la nomination ottenuta dal film. Tuttavia abbiamo scoperto delle tattiche sui social media e nel contattare i membri che hanno causato preoccupazione. Queste tattiche stanno venendo affrontate direttamente con le parti in causa”.
Dalla dichiarazione si evince anche che “Lo scopo delle regole è di assicurare un processo equo ed etico, che sono i valori alla base dell’Academy. Considerando questa revisione, sembra che i componenti di quelle regole debbano essere chiariti per creare un miglior contesto per una campagna rispettosa, inclusiva e non influenzata. Questi cambiamenti saranno compiuti dopo questo ciclo di premi e saranno condivisi con i nostri membri. L’Academy lotta per creare un ambiente in cui i voti siano basati solo sui meriti artistici e tecnici“.
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