MILANO – Al Noir per presentare il suo promettente esordio al romanzo, Quattro piccole ostriche, lo sceneggiatore e giornalista investigativo Andrea Purgatori presenta la sua spy story che, a trent’anni dalla caduta del Muro, catapulta i lettori tra le strade della Berlino del 1989, ma parla al tempo stesso di Nuova Guerra Fredda e di un’intelligence tedesca non andata mai in pensione. “Una spy story sui generis – definisce il romanzo – in cui pensi di avere a che fare con il passato e ti ritrovi invece nel presente, perché il passato non finisce mai”, in cui il sentimento riesce a mandare all’aria qualsiasi piano, anche il più sofisticato, e le donne ne vengono fuori come i personaggi più forti. “Perché anche nel mondo dell’intelligence, che è comunque maschile, le donne devono dimostrare più degli uomini di essere in gamba, e sono per questo tostissime”.
Rispetto ai legami con l’attualità il giornalista sottolinea come “sia la fine del governo austriaco sovranista che il nostro Russiagate, sembra che abbiano lo zampino del servizio segreto tedesco, che è rimasto a fare un po’ da cane da guardia dell’Europa. Diciamo che il mestiere delle spie a Berlino non è ancora finito, ora è a servizio dell’Europa, e sembra proprio che voglia svolgere questo compito di guardiana della sua sopravvivenza dalle mire di nazioni come la Russia. L’intelligence è diventata oggi fondamentale per condizionare gli equilibri politici dei paesi, ed è una cosa che vediamo ormai avvenire quasi quotidianamente”.
Quattro piccole ostriche è ambientato a Berlino, “da sempre il posto ideale per mettere in scena la human intelligence, quella che dopo l’11 settembre si è dimostrata la vera potenza, non l’intelligence digitale, di cui gli americani sono da sempre fanatici, e che si è dimostrata un vero disastro”. Un lavoro sulle fonti accurato e fatto rigorosamente sul campo: “Bisogna andare sui posti, diventa un modo per prendere il lettore per mano e fargli vedere la scena che hai immaginato, un po’ come la scrittura cinematografica. La modalità di osservazione via web non riesce a sostituirsi alla ricerca sul campo. A me è piaciuto anche molto fare le ricerche, avendo poi frequentato per quarant’anni spie di tutti i generi, li ho messi insieme e ne ho fatto una centrifuga. Ho cercato di restituire un po’ di luce all’immagine dello spionaggio, che non si sa perché è sempre stato rappresentato come cupo, nebbioso, con spie che si muovono solo di notte, al buio, con la nebbia, ma che invece secondo me è fatto di donne e uomini come tutti. Ho cercato di uscire da questo cliché”.
Un romanzo, Quattro piccole ostriche, che pare perfetto per un adattamento cinematografico, di cui però Purgatori non vuole svelare nulla. Interrogato se il regista adatto potrebbe essere, ad esempio, Stefano Sollima: “Non saprei, da un lato potrebbe essere giusto, sta girando a Berlino e la conosce bene, dall’altro, però, come regista è molto più concentrato sull’azione che sulla complessità dei personaggi. In ogni caso, in realtà, non si sa niente di certo, sto ancora trattando i diritti”.
“Un film forte, magnifico e toccante, capace di raccontare in modo semplice una situazione complessa. Pur giocando con i generi, ogni singola scena è una combinazione unica di violenza e humour". Questa la motivazione del Black Panther Award assegnato al film di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles. Premio Caligari a La paranza dei bambini e Lo spietato
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