Andrea Porporati, classe 1964: un po’ di esperienze radiofoniche alle spalle, poi di scrittura (per la fiction televisiva italiana – ha scritto gli episodi 7,8 e 9 de La piovra – e per il cinema – ha cosceneggiato Lamerica di Gianni Amelio), poi ancora un cortometraggio – The best I can do – che nel 1999 ha vinto il festival di Bellaria. Sole negli occhi è il suo primo lungometraggio, già covincitore – insieme a Tornando a casa di Vincenzo Marra – del 19° festival di cinema italiano ad Annecy, e in programma al Torino Film Festival.
Andrea, nei titoli di coda e di testa del tuo film si legge un titolo diverso, “La luce negli occhi”: perché?
Si tratta del titolo originale, quello che avevo deciso prima che uscisse Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni: l’ho poi cambiato in corsa, non volevo creare confusioni di sorta.
Qual è la storia di “Il sole negli occhi”?
Quella di un figlio (Fabrizio Gifuni) che uccide il padre (Gianni Cavina) in maniera goffa e (quasi) immotivata. Un poliziotto (Valerio Mastandrea) intuisce la colpevolezza del giovane, ma non ne capisce le ragioni … Il racconto si svolge sulla riviera romagnola, da lì proviene parte della mia famiglia.
Come mai un racconto così forte? Perché nella scena dell’omicidio il padre quasi non si ribella?
Il film è molto drammatico, ma va visto in chiave simbolica: il padre che viene ucciso potrebbe anche essere il “padre” della storia italiana che a noi non piace, come pure il “padre” di quel cinema italiano di altissimo livello che però ha “soffocato” la creatività dei giovani registi che sono venuti dopo. Si dice che per crescere bisogna uccidere i propri padri, no? Forse anche per questo il padre reale del film non si ribella all’omicidio. Fino a decidere di passare gli ultimi momenti di agonia chiuso nel bagno di casa, quasi si vergognasse della morte. Come aveva fatto Cesare dopo essere stato accoltellato da Bruto: s’era messo il mantello in testa, per nascondere il proprio dolore ed il proprio sbigottimento e le proprie colpe di fronte al fatto, e di fronte al figlio/carnefice.
“Sole negli occhi” ha uno stile preciso, ma si distingue soprattutto per delle ottime interpretazioni. Ritieni che in Italia stia nascendo una nuova stagione di grandi attori, dopo i due premi che la Mostra di Venezia ha dato ai protagonisti di “Luce dei miei occhi”?
Sì, credo di sì. Ed anche se so con questo di andare controtendenza, dò il merito di questo alla fiction televisiva: al di là della qualità dei prodotti, ha dato la possibilità a tanti giovani attori di farsi le ossa. Soltanto lavorando, cioè recitando, si può imparare, migliorare.
E’ già prevista l’uscita del film nelle sale italiane?
Sì, sarà distribuito da 01 Distribution dal 23 novembre, appena prima dell’ondata dei film natalizi. Speriamo bene …
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