Per festeggiare i vent’anni della Lucky Red, Andrea Occhipinti ha deciso di sdoppiare il listino. Da quest’anno non distribuirà solo film di qualità, i film premiati ai festival internazionali da Cannes a Berlino, ma anche titoli più commerciali, adatti ai multiplex e ai teen agers, con il marchio Key Films, la società fondata nel ’99 dal suo ex socio, purtroppo scomparso, Kermit Smith. Con questa importante novità si è presentato alle Giornate professionali con un listino molto ricco e diversificato in cui spiccano nomi come Lasse Hallstrom, Lars Von Trier, Michael Haneke, i fratelli Dardenne, e anche divi come Cameron Diaz e Richard Gere. Ma naturalmente uno dei film più attesi del 2008 è Il divo di Paolo Sorrentino, set segretissimo con gli attori, a partire da Toni Servillo, costretti a firmare una clausola di riservatezza non sempre rispettata al cento per cento. Qui a Sorrento le prime immagini hanno suscitato negli esercenti un interesse “morboso”, come dice Occhipinti. E una domanda ricorrente: “Non avrete problemi?”.
Partiamo da un commento ai dati 2007, dati certo molto positivi ma che forse andrebbero analizzati al di là del trionfalismo.
La crescita di spettatori è evidente e certamente positiva, ma è una crescita determinata soprattutto dal pubblico giovane. La quota italiana è cresciuta grazie a pochi blockbuster come Notte prima degli esami oggi e Ho voglia di te. Insomma, se non vogliamo che questo fenomeno resti effimero, dobbiamo analizzare anche le distorsioni del mercato: la carenza di strutture al Sud e la frenesia nelle uscite che porta a spazzare via dalle sale molti titoli di qualità che avrebbero bisogno di un po’ più di tempo per affermarsi. Io dico sempre che c’è un pubblico che va al cinema, quello dei ragazzi, e c’è un pubblico che va a vedere i film: questo pubblico ha bisogno di più tempo, è meno reattivo. Per questo occorre diversificare le strutture e dare terreno anche al cinema di qualità, che ha meno budget promozionale e conta sul passaparola.
Non c’è anche il rischio di inflazionare un filone, quello del film giovanilistico, e mungere la mucca finché dà latte?
È vero, c’è una crisi generale di idee, a livello mondiale, che porta a fare sequel di blockbuster e sfruttare ogni filone nella serie B. I film di successo spesso sono film un po’ leggeri e un po’ vuoti che possono portare a una disaffezione del pubblico.
Voi come vi muovete sul versante produttivo?
Noi produciamo poco ma cerchiamo di realizzare dei film che rimangano e che siano esportabili all’estero, mentre questi prodotti commerciali non lo sono. Ora abbiamo in postproduzione due film. Il primo è Sonetaula di Salvatore Mereu, un autore che ha vinto a Venezia, alla Settimana della critica, con l’opera prima Ballo a tre passi. Il film, che sarà pronto in primavera, è ambientato nella Sardegna degli anni ’40 e racconta la storia di un ragazzo pastore che commette un delitto ed entra in clandestinità. È recitato da attori non professionisti, a parte qualche eccezione.
Poi c’è “Il divo”. Pensa che potrà diventare un blockbuster d’autore, magari con un’uscita in primavera-estate, dopo Cannes?
Non abbiamo ancora una strategia distributiva su questo film e neppure sappiamo se sarà in un festival. Ma penso che sarà un film importante per l’Italia, per i temi che tocca, perché affronta alcuni dei nodi fondamentali della nostra storia, attraverso la figura di Giulio Andreotti. Bisognerà scegliere la data giusta, ma non escludo la primavera-estate. Tra le coproduzioni invece siamo coinvolti nel nuovo film dei fratelli Dardenne, Il silenzio di Lorna, e nel nuovo film di Michael Haneke.
Com’è andato “1408”, uscita del nuovo listino Key Films?
Benissimo. Ci siamo piazzati al terzo posto e abbiamo incassato un 30% in più rispetto alle attese, con 1 mln 300mila € e 220 copie. Questo a dimostrazione che si possono fare buoni risultati senza bisogno di invadere le sale con mille copie.
Altri titoli commerciali in arrivo…
L’horror presentato da John Carpenter Halloween: the Beginning il 4 gennaio, il remake di Funny Games girato da Haneke con un cast americano (Naomi Watts, Tim Roth, Micheal Pitt) il 7 febbraio.
Qual è il vostro film di Natale?
Paranoid Park di Gus Van Sant, premio della giuria a Cannes, che esce il 7 dicembre, mentre l’11 gennaio arriva Cous cous di Kechiche, uno dei film più amati di Venezia. A Pasqua uscirà La volpe e la bambina di Luc Jacquet, premio Oscar per La marcia dei pinguini. E segnalo anche Le premier cri, un documentario sulla nascita che ha avuto un grandissimo successo in Francia.
Quali sono stati i vostri più grandi successi in questi vent’anni?
The Others e Shine che sono arrivati a 1mln 150mila spettatori con incassi sui 14 miliardi di lire. Altri grandi successi: In & Out, I soliti sospetti, La marcia dei pinguini.
Qualche delusione?
Tendo a dimenticarle. Sicuramente non aver acquistato Good bye, Lenin: non ci avevo creduto.
Quali sono i vostri concorrenti diretti?
Per il cinema di qualità Mikado e Bim, per quello commerciale ce ne sono molti, ma non Medusa e 01, perché sarebbe assurdo sentirsi in competizione con loro.
Qual è la percentuale del fatturato che viene dall’home video?
Cambia da film a film. In media un 25-30%, un altro 25% viene dal theatrical e il resto dalle tv, pay e free.
A proposito di pay, che rapporto avete con Sky?
Un rapporto faticoso, non sempre fluido. E’ un player importante con 12 milioni di spettatori, un player che vive di cinema, ma che non sempre mantiene il suo impegno ai livelli che ci aspetterebbe.
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