Un incontro fortunato quello di Andrea Guerra, riminese di 42 anni, con il regista Ferzan Ozpetek. Al compositore ha portato la fama: quest’anno il David di Donatello come miglior musicista, per la colonna sonora di La finestra di fronte, nel 2001 l’Oscar italiano per la musica (l’Italian Music Awards Alice) con Le fate ignoranti. E poi il successo commerciale: più di 35mila copie vendute del cd di La finestra di fronte oltre alle 50mila del singolo “Gocce di memoria”, scritto e interpretato da Giorgia. Con all’attivo dal ’90 più di 30 lavori tra cui anche le musiche per le serie televisive Le ragazze di Piazza di Spagna, Il Grande Fratello, La guerra è finita (premio Fipa d’Oro), Guerra fa parte di quella nuova generazione di compositori, come Pivio e Aldo De Scalzi e Paolo Buonvino, a cui s’affidano registi come Muccino, D’Alatri, Martinelli, Roberta Torre, Enzo Monteleone.
A quali progetti sta lavorando?
Ho appena finito le musiche per Un bellissimo tramonto di Fiorella Infascelli e sto incominciando la composizione per Soraya film-tv in due puntate per la Rai. Precedentemente ho anche curato le musiche di Le chain le general et les oiseaux, un cartone animato di grande poesia, lontano dai modelli americani, realizzato da disegnatori russi, prodotto dalla Francia e che forse andrà alla Mostra di Venezia.
Che cosa non deve essere la musica per film?
La musica è come un attore, va presentato al pubblico, i suoi movimenti vanno sviluppati con grazia. Soprattutto deve essere in armonia con il film, senza prevaricarne le immagini. Desidero che la musica cerchi sempre una profondità e susciti emozioni nello spettatore. Non lavoro sul mio stile personale in modo che sia riconoscibile, cerco significati aperti per lasciare così al pubblico che s’identifica una soluzione personale.
Dunque usa molti stili?
Variare con gli stili è il modo per dare al film soluzioni sempre originali e volta per volta approfondite. Ovviamente non tutto è concesso e diventa spesso abbastanza complicato dare un senso omogeneo alla colonna sonora. Se posso cerco anche di far vivere la musica di vita propria, indipendentemente dal film, tengo molto che di ogni film sia possibile ascoltare il cd.
Come si è comportato con “La finestra di fronte”?
Il film ha un impianto drammaturgico complesso. Ferzan mi ha dato la possibilità di raccontare in maniera forte i personaggi. Non ho introdotto un leit-motiv molto presente, ma ho seguito gli eventi: a volte temi lirici, a volte temi minimalisti. Scena per scena ho cercato di amplificare quel che la pellicola mostrava. Ferzan lascia molto spazio alla musica che completa lo stato d’animo dei suoi personaggi. I loro ritratti sono spesso sospesi nelle scelte che la vita propone, misurando il passato e il presente per costruire il futuro.
E invece in altri film?
In Prendimi l’anima di Roberto Faenza la storia, che è realmente accaduta, è stata raccontata con il respiro del romanzo a cavallo di più epoche. Ho cercato un leit-motiv con una dimensione musicale che “fasciasse” la storia così le sonorità sono molto simili ai temi d’opera. La leggenda di Al John & Jack di Aldo Giovanni e Giacomo ha invece una colonna sonora di genere nel filone gangster movie ed è stato un lavoro molto divertente oltre che impegnativo. In Passato prossimo ho scritto di nuovo in molti stili musicali: dalla canzone a ballate più etniche e l’orchestra è stata usata per il tema del ricordo.
Nel panorama italiano dei compositori riconosce dei maestri?
Ammiro tante persone, da Ennio Morricone a Nicola Piovani, Giorgio Moroder, Pino Donaggio: esiste una fertile tradizione italiana. Ma il nostro è un lavoro che s’impara da soli, da autodidatti. Ognuno deve trovare la propria chiave artistica. Purtroppo non è più il tempo in cui la qualità delle nostre colonne musicali è conosciuta fuori dai confini. Morricone e Rota ottenevano rapidamente, grazie al successo del cinema italiano nel mondo, possibilità lavorative anche all’estero.
Quale musica per film l’ha affascinata?
Tante. Al momento ricordo il tema bellissimo di Henry Mancini per I girasoli, quello di John Williams per Schindler’s List, o di Ennio Morricone per Nuovo cinema Paradiso.
Come lavora?
Mi metto al pianoforte e scrivo la musica guardando la videocassetta del film montato. Compongo abbastanza di getto le orchestrazioni e la consegna deve avvenire nello spazio di poco più di un mese. Comunque preferisco concentrare la lavorazione in 30/40 giorni, diversamente perderei in tempi più lunghi l’innamoramento e la freschezza per la musica e per il film.
Lei ha curato anche le musiche di serie televisive come “Il medico in famiglia” o di programmi come “Il Grande Fratello”…
La composizione per me è anche esercizio quotidiano, preferisco lavorare tanto. Mi piace anche confrontarmi con i linguaggi ed i meccanismi della lunga serialità televisiva. E’ una sfida diversa che accetto volentieri anche se è molto faticoso comporre le musiche per tante puntate di una fiction, tenendo d’occhio il rapporto tra qualità e costi di realizzazione che sono ovviamente inferiori al cinema. Le storie contengono le più diverse situazioni e personaggi, bisogna quindi prevedere tutti i temi perché la musica va consegnata spesso prima del montaggio delle varie puntate, senza la possibilità di vedere i film.
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