Una giacca demodé, tre penne nel taschino e un paio d’occhiali da qualche euro sul naso. Andrea Ascolese si è presentato così al primo incontro con Carlo Vanzina. Voleva la parte dell’ingegnere sul set di Febbre da cavallo 2 – La mandrakata e l’ha avuta. “Da piccolo mi chiamavano Fregoli per le mie abilità da trasformista”, racconta l’attore che ha incontrato il cinema quando ancora era all’asilo. “Marco Ferreri aveva scelto come set per Chiedo asilo la scuola del mio quartiere: Corticella a Bologna. Io giocavo e lui girava”.
Comunque, non è stata solo l’uniforme ingegneristica a conquistare i Vanzina. Carlo lo aveva visto nei panni di un giovane narcolettico e onanista in Un amore perfetto di Valerio Andrei. In più Ascolese, che oggi ha ventisette anni, ha recitato in Flickerbook e Oltre il confine, entrambi di Rolando Colla, e Tandem di Lucio Pellegrini. Ma il 31 ottobre – data attesa dai moltissimi fans – sarà al fianco di Gigi Proietti, Enrico Montesano e Rodolfo Laganà.
A chi si è ispirato per questa parte?
A mio padre, che di mestiere fa l’ingegnere. La sua immagine è proprio quella che ho usato nel film: un uomo con una calcolatrice e tre penne nel taschino della giacca. La gestualità compassata e allo stesso tempo frenetica: sono persone capaci di fare grandi equazioni, ma spesso non riescono ad allacciarsi le scarpe…
La comicità però ha dei tempi molto precisi…
La musicalità della battuta è importante. Sono stato fortunato perché ho avuto la possibilità di lavorare a fianco di maestri come Proietti e Laganà. Gigi mi ha insegnato l’umiltà, elemento fondamentale per affrontare questo mestiere.
Chi è l’ingegnere?
Uno studente universitario fuoricorso. Il padre gli passa la ‘paghetta’ che lui sperpera nelle scommesse ai cavalli. Ma l’ingegnere ha una tecnica che considera infallibile: usa il calcolo statistico al computer per determinare il cavallo vincente. Micione e Mandrake lo incontrano all’ippodromo di Tor di Valle e così entrano in società con lui. Naturalmente, dopo diverse mandrakate, perderanno. I tre hanno un modo diverso di rapportarsi alla scommessa: mentre Micione e Mandrake puntano i loro soldi legando l’atto a una serie di ritualità scaramantiche, io gioco in modo ‘freddo’.
Che significa per un attore giovane lavorare sul set di “Febbre da cavallo 2”?
Ero ‘febbrista’ già da tempo. Sul set mi sentivo in un Amici miei ambientato all’ippodromo. Febbre da cavallo 2 è una commedia di stampo classico, ricca di omaggi a Steno, anche nel modo con cui è stata girata…
Lei ha recitato anche ruoli drammatici. Quali panni preferisce indossare?
Mi piace il cinema d’autore, ma trovo importante alternare i generi. Amo film come Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni e La grande abbuffata di Ferreri.
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