Tutti, in qualche momento della nostra vita, abbiamo vissuto un’amicizia – o un gruppo di amicizie – così totalizzante da segnare per sempre quello che siamo. Per i tre protagonisti di Amsterdam, il nuovo film David O. Russell presentato alla 17ma Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, quel particolare momento e quella particolare amicizia sono arrivati subito dopo il trauma più grande che potessero immaginare: la prima guerra mondiale.
Christian Bale interpreta Burt, un medico mandato al fronte dall’odiosa famiglia di sua moglie. Qui incontrerà Harold (John David Washington) un commilitone di colore con il quale nascerà subito un sincero rapporto di fiducia, che si rafforzerà ancora di più sui letti di ospedale in cui finiranno entrambi. A guarire le loro gravi ferite sarà l’eccentrica infermiera Valerie (Margot Robbie). Finita la guerra, i tre andranno a vivere insieme ad Amsterdam, sperimentando l’euforia della pace e della libertà per un breve ma intensissimo periodo di pura felicità. Qui pronunceranno un patto che li legherà per sempre. Seppure il grosso della narrazione si svolgerà oltre un decennio dopo, nel 1933, questa premessa narrativa che apre il racconto è dichiaratamente (come si intuisce dal titolo), il nucleo tematico ed emotivo di tutto il film.
Lontani da quella parentesi entusiastica post-bellica, tornati negli States, i tre amici si ritroveranno loro malgrado ad essere invischiati in un omicidio dagli evidenti e gravissimi risvolti politici. David O. Russell, infatti, mette sullo sfondo della narrazione uno dei più importanti complotti della storia americana e lo sfrutta per ricostruire con la solita dovizia di particolari un mondo sospeso tra due guerre mondiali. Per farlo, gioca le sue solite carte vincenti: un cast attoriale di primissimo livello che, oltre al trio di divi protagonisti, vanta nomi come Anya Taylor-Joy, Chris Rock, Taylor Swift, Zoe Saldana, Rami Malek e Robert De Niro; e un cast tecnico di altrettanto valore che gli permette di mettere in gioco costumi, scenografie, musiche e fotografia da Oscar.
Dato ciò, resta solo l’intreccio e il tono che il regista e sceneggiatore di film acclamati come Il lato positivo e American Hustle ha voluto dare alla suo nuovo, indubbiamente ambizioso, lavoro. Amsterdam è un noir infarcito da elementi umoristici e grotteschi, che non punta di certo sul realismo dei caratteri. Un film che, forse un po’ a sorpresa, si concentra più sugli aspetti prettamente emotivi che su quelli narrativi, prestando il fianco a vistosi rallentamenti nel secondo atto della storia e colpi di scena di certo non memorabili, nel terzo. Il cast corale, a causa di scelte drammaturgiche meno brillanti del previsto, non offre un apporto sostanziale al racconto, anzi lo sbrodola tentando con passo incerto la via del gioco d’ambiguità. Nonostante ciò, si legge lo sforzo da parte dell’autore, di rendere Amsterdam la sua opera forse più riflessiva e dichiaratamente concettuale, a tratti moralistica. Che sia riuscito nell’impresa, questo è tutto un altro discorso.
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