Torna al cinema dopo 40 anni uno dei capisaldi della commedia all’italiana, l’Amici miei nato dalla mente di Pietro Germi, purtroppo deceduto durante la lavorazione, e portato a termine da Mario Monicelli nel 1975 con grande successo di pubblico e di critica. Appuntamento il 16 e il 17 novembre, con distribuzione Filmauro, nel contesto del programma del ‘festival orizzontale’ CityFest organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma. Per l’occasione, una versione rimasterizzata è stata presentata da Mario Sesti, Giovanni Veronesi e Steve Della Casa in un evento speciale al My Cityplex Europa di Roma. Tra i molti ospiti presenti, Paolo Ruffini, Ricky Tognazzi, Leonardo Pieraccioni e il ministro Dario Franceschini, che ha dichiarato all’ANSA: “Per quelli della mia generazione e non solo è molto più di un cult, lo recitavamo a memoria, battuta per battuta. Ora è una gioia rivederlo restaurato al cinema”.
“Doveva essere l’ultimo film di Germi che, gravemente malato, propose a Monicelli, uno dei suoi migliori amici di dirigerlo: da questo punto di vista è un grande film sull’amicizia anche al di qua della macchina da presa – ha ricordato Sesti – In ogni caso si tratta segna la collaborazione di due dei più importanti registi del cinema italiano contemporaneo. Nei titoli di testa appare la dicitura: ‘Un film di Pietro Germi’ e solo successivamente ‘Regia di Mario Monicelli’”.
Molte altre curiosità emergono durante la serata. Tra le più gustose, l’interesse nei confronti del film nientemeno che da parte di Steven Spielberg: “L’Italia – spiega Della Casa – fu l’unico paese dove Lo squalo non arrivò in testa al botteghino. E tutto questo perché aveva la concorrenza di Amici miei, che scalò la classifica. E allora Spielberg che è un grande uomo di cinema e con fiuto per gli affari, lo volle opzionare per farne un remake. Poi probabilmente gli prese un colpo, e non se ne fece più niente. Il concetto di ‘supercazzola’ era troppo difficile da trasporre in contesto USA”. Doveva esserci nel cast anche Marcello Mastroianni: “Ma – dice ancora Della Casa – era spaventato dall’esigenza di dover dare un accento toscano”. Curiosità anche sulla scena chiave degli schiaffoni sul treno: “Oggi i finestrini dei treni sono tutti chiusi. Ma anche al tempo, erano posizionati talmente in alto che sarebbe stato impossibile poter raggiungere i visi degli astanti come fanno nel film, a meno di non essere un watusso su trampoli. Monicelli fece preparare un treno speciale costringendo i figuranti a pose innaturali, e oltretutto molte delle comparse non sapevano cosa li attendeva. La sua nota crudeltà. Però nessuno nota questo dettaglio e questo la dice lunga su quanto il film sia perfetto”.
Sebbene sia ancora bellissimo e godibilissimo, forse il film proprio perfetto non era. Rivisto oggi presenta delle piccole particolarità che probabilmente negli ‘ingenui’ anni ’70 non si notavano. Nella scena finale, si vede Philippe Noiret respirare copiosamente, anche se il suo personaggio è morto. Inoltre, poco prima di essere colto da infarto, circa il suo malore dichiara ‘forse è per colpa della zuppa della villa’, ma alla villa, secondo il montaggio finale, il gruppo di ‘bischeri’ ci è stato molto tempo prima. Ma è niente se paragonato agli ‘svarioni’ aggiunti dal secondo episodio. Nel primo film viene spiegato chiaramente che il personaggio del Professor Sassaroli (Adolfo Celi) si aggiunge al gruppo in un momento in cui il figlio del Perozzi è già adulto e insegna all’università, ma nel secondo episodio si mostra invece il gruppo già unito in un momento in cui è ancora un bambino. Anche la bambina del Mascetti (Tognazzi) subisce una decrescita. Nello stesso momento storico, nel primo film ha attorno ai sei anni, nel secondo circa due. Nulla che infici la gradevolezza dei film, e anzi la aumenta, raccontandoci di un’epoca in cui tra un capitolo e l’altro della stessa serie potevano passare anche 7 anni e il pubblico, che non aveva a disposizione ancora nemmeno il videoregistratore, accettava di buon grado tali licenze poetiche, lasciandosi trasportare dal divertimento e dai sentimenti. In fondo, si tratta solo di zingarate.
Altra curiosità. Nel progetto di Germi, il film doveva essere ambientato a Bologna: “Naturalmente Monicelli lo fiorentinizzò – continua Della Casa – c’è dentro tanto umorismo tipico toscano, a partire da quello nero delle battute sulla morte. Monicelli stesso faceva scherzi del genere. Si nascondeva dietro ai carri ai funerali e poi diceva a qualcuno: ‘ma io pensavo che fossi morto tu’”.
Veronesi racconta il suo rapporto diretto con il regista, a cui ha dedicato un documentario: “Probabilmente mi schifava – dice – ma tutto sommato l’ho incontrato in un momento della vita in cui era abbastanza malleabile. Lo convincevo a cena, a raccontarmi delle curiosità. Mi diceva ‘ci sono due tipi di attori, quelli fragili e i rompicoglioni. Tu però scegli i rompicoglioni, tanto i fragili diventano rompicoglioni comunque’. Aveva ben chiara la differenza tra comicità e commedia. I suoi film non erano basati sulle gag, ma sull’ironia proprio nel riscontro della drammaticità della vita. Diceva che se avesse potuto incontrare qualcuno da morto sarebbe stato il suo amico Cocomero, un bagnino morto giovane. ‘Non mi importa una sega di incontrare Da Vinci, devo chiedere delle cose a Cocomero’. Mi confessò che quando vide in moviola il finale de La grande guerra, con Sordi e Gassman morti uno sull’altro, pensò: ‘Porca vacca, stavolta l’ho fatta grossa!’. Haber era un suo attore feticcio, riusciva a tenerlo in riga, e non era facile. Andava pure in motorino con lui, e non è che Haber sia la persona più attenta alle regole della strada. L’ultima volta che l’ho visto eravamo in Tunisia. Gli dissi, scherzando: ‘andiamo a morire insieme, nel deserto’. E lui: ‘Lo sai sì, come devi rispondere, quando ti dicono che un film dura troppo? Puoi anche aspettare cinque minuti, che altro devi fare?’”.
Il film sarà proiettato il 27 novembre alle ore 21.00
La proiezione si è svolta al MoMA. In sala, tra gli ospiti d’eccezione, i membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences e i Golden Globe Voters
Domani, martedì 26 novembre, alle ore 21, il Cinema Greenwich ospiterà la proiezione del film di Yuri Ancarani, nell'ambito della rassegna Solo di martedì
In programma a Palazzo Merulana sabato 23 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’evento “Cambiamo copione! Le industrie culturali contro la violenza di genere”