ALUIZIO ABRANCHES


Il cuore criminale delle donne è una storia d’amore e di vendetta. Un innamorato respinto decide di sterminare la famiglia della donna amata, uccidendone barbaramente marito e figli. Alla regia il brasiliano Aluizio Abranches, già conosciuto da noi per il suo precedente Un bicchiere di rabbia. Un film, proiettato nella sezione Panorama di Berlino, che respira anche aria italiana visto che è stato coprodotto dalla Teodora Film, alias Vieri Razzini e Cesare Petrillo, che con questo pellicola inaugurano il settore produttivo della loro società.

Abranchez, come è nato il suo film?
Ho cominciato a lavorare a questo progetto proprio a Roma. Mentre stavo presentando Un bicchiere di rabbia, ho avuto il primo trattamento scritto da Heitor Dhalia. Era un testo in “cordel”, che è una struttura ritmica del Nord del Brasile, degli stessi luoghi nei quali ho girato il film, il “Pernambuco”, un posto magico ai confini del deserto. La struttura del “cordel” è molto complicata, con tante regole, e la metrica è data dal suono delle parole e non dalle sillabe. In parte assomiglia ai cori delle tragedie greche. Era anche prevista una voce narrante ma poi tutto è cambiato, anche se nel modo in cui parlano i personaggi qualche riflesso di quella struttura è rimasto.

Il film, infatti, somiglia ad una tragedia greca con influssi shakespeariani?
Sì, ci sono dei riferimenti soprattutto al Sam Peckinpah di Voglio la testa di Garcia, ma anche a Shakespeare che ho letto molto mentre scrivevo la sceneggiatura. È difficile costruire la drammaturgia di una storia. Ho provato a costruire una struttura complessa. Un uomo uccide per amore, un folle certo, ma spero che si capisca il sentimento che spinge il protagonista ad agire in quel modo. Poi ci sono i killer che citano la Bibbia. Ci sono diversi livelli, e molto non può essere esplicitato sullo schermo, rimane solo sulla carta.

Una storia sulle donne, il destino, la vendetta ?
Il cuore criminale delle donne parla di quello che succede quando ci si trova in una situazione estrema, non racconta una faida in senso stretto. Tutti gli omicidi nascono insieme, e il loro scopo è uscire dal dolore. All’uccisione dei tre maschi della famiglia di Filomena corrisponde l’uccisione di coloro che hanno immaginato e realizzato gli omicidi. Firmino, l’uomo deluso, è sicuramente un uomo cattivo, ma lui va all’appuntamento con dei fiori. Uccide per amore, tutti quanti uccidono per amore. Certo sono persone cattive, ma dietro ai loro gesti ci sono altri sentimenti. Per alcuni versi una situazione analoga l’ha raccontata anche Gabriel Garcìa Marquez in Cent’anni di solitudine.

Del film sei anche produttore?
Produrre significa lavorare il doppio, e poi c’è il rischio che per due anni non pensi ad altro ed alla fine ti trovi un po’ troppo solo. Ma in Brasile è meglio essere produttori dei propri lavori, piuttosto che dipendere da qualcuno che ti dice cosa puoi o no girare. Ho avuto una partner brasiliana (Eva Mariani) che mi ha aiutato moltissimo, ma fondamentale è stato l’apporto di Cesare Petrillo e di Vieri Razzini. Avevano già collaborato per Un bicchiere di rabbia, distribuendolo in Italia, e con loro mi trovo sempre benissimo.

autore
11 Febbraio 2002

Interviste

Ti West
Interviste

Ti West: “in ‘MaXXXine’, gli anni ’80 che nessuno vuole mostrare”

Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid

play
Interviste

Trincia: “ognuno di noi ha sentito vicinanza con questo caso”

Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.

play
Interviste

Luchetti: “ho voluto raccontare Carla anche come donna politica”

Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.

Interviste

Marco Valerio Gallo: come ti disegno ‘Freaks Out’

Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti


Ultimi aggiornamenti