‘Aline’, Lemercier: “Spero che Céline Dion amerà il film”

‘Aline’, Lemercier: “Spero Céline Dion amerà il film”


CANNES – Un cerchio, dal presente al presente, passando dall’infanzia québécoise alla vita adulta di una diva della canzone mondiale, non solo quindi “une chanteuse populaire” – come canta la stessa nell’epilogo -, ma una persona per cui la famiglia era, rimane, e sarà sempre il baricentro: Aline, film Fuori Concorso della regista e attrice francese Valérie Lemercier, è un’opera biografica, liberamente ispirata alla storia della cantante canadese Céline Dion

Lemercier interpreta Aline Dieu, assonanza immediata con il nome dell’artista canora, e lo fa scegliendo un’impronta coraggiosa e originale, infatti si dirige nel ruolo principale, che interpreta dall’infanzia all’età adulta contemporanea: nessun sospetto di grottesco, piuttosto grande versatilità. 

L’universo di Aline sono precipuamente Sylvette (Danielle Fichard), la mamma, chioccia per sempre, e Guy-Claude Kamar (Sylvain Marcel), il discografico cui la famiglia Dieu, tutta amante della musica e consapevole del talento della bambina, spedisce la prima musicassetta con un’incisione di Aline: Guy-Claude si fa René Angelil, pigmalione, marito, padre dei figli di Dion, a cui l’attore dona un’interpretazione paterna, affettuosa e affettiva.

“L’intenzione non era fare una parodia, ma una celebrazione”, spiega Brigitte Buc, sceneggiatrice. 

“Non abbiamo incontrato Céline Dion, ma ho letto e guardato molto su di lei, ne sono molto affascinata, dall’energia, dalla personalità, m’interessava lavorare sull’essere la sua ‘copia’”, segue la regista.

Kamar conosce Aline a 12 anni, prima ascoltando appunto la sua voce incisa: “non ho mai sentito una cosa così in vita mia”, commento – nel film – al talento della piccola Dieu, che scopriamo portare sempre con sé – per tutta la vita – una monetina portafortuna; è dopo l’incontro con Guy-Claude che l’ascesa di Aline prende anima e corpo, dapprima ospite in programmi televisivi nazionali, per poi volare e cantare – grazie al suo potente talento vocale – a Parigi, fino addirittura in Vaticano, nonché alla Notte degli Oscar. Questa ascesa, dal semplice profilo di provincia al luccichio degli show di Las Vegas, è una costruzione, non artificiale ma necessaria, affinché il dono naturale della voce possa brillare incorniciato da un’ “aura” estetica – Kamar le fa sistemare la dentatura -, dalla dizione corretta alla conoscenza dell’inglese, fino a quel taglio di capelli che la rende signorina e poi donna a tutti gli effetti, un personale che, da quel punto in poi, sortisce anche un fascino femminile presso Guy-Claude. Una storia, tra loro due, non immediata, un pò per il buon senso di lui rispetto alla differenza d’età, un pò per il borbottare indispettito della mamma Sylvette, ma la personalità di Aline, presa per mano dal sentimento d’amore, non demorde e così una grande storia musicale fa rima anche con una grande storia d’amore, cui trionfa uno spiccato romanticismo, senza però supporre che mai si inciampi nel melenso, perché centrale rimane la figura di Aline, colonna ferma e portante della storia filmica. “Ringrazio Brigitte per aver saputo aggiungere romanticismo e magia cinematografica – abbiamo inventato la scena dell’anello nel gelato, per esempio -, e per come ha saputo scrivere e far restituire l’energia sul palco. Io sono una perfezionista, non ci siamo persi un dettaglio dell’originale, ma mi sono posta anche come spettatrice, e riconosco di aver avuto con me attori che si sono applicati molto alla parte”, racconta l’autrice. 

Valérie Lemercier nella sua Aline Dion, per l’intera durata del film, dà la certezza di star guardando e ascoltando Céline Dion, per l’impeccabile cura di dettaglio, dalla mimica delle mani ai costumi, sostenuta da una personale lieve ma sufficiente somiglianza dell’attrice francese all’artista canadese, cui solo il supporto di un discreto trucco consente una verosimiglianza nel volto capace di non far sentire l’assenza di Céline, sostenuta – tra l’altro – dall’esecuzione di alcuni dei suoi brani musicali più famosi nel mondo, uno per tutti My Heart Will Go On, icona della colonna sonora di Titanic, ma anche “arie” non proprie, ma assolute, come Love Me Tender, che suona – inaspettata quanto calzante – su una delle sequenze più intense del film.

Restando sul piano della musica, patrimonio genetico della biografia di un’artista come Aline/ Céline, l’epilogo del film, come accennato, culmina con un brano di Dion stessa, Ordinaire, cui si fa caposaldo la strofa in cui canta, in francese, quindi lingua madre dell’artista canadese:

Je suis une fille bien ordinaire

Des fois j’ai plus le goût de rien faire

J’ferai d’la musique, autour d’un verre

Avec ma mère, mes sœurs, mes frères

Mais faut que j’pense à ma carrière

Je suis une chanteuse populaire

ovvero

Sono una ragazza molto normale

A volte non ho voglia di fare niente

Farò musica, intorno a un drink

Con mia madre, le mie sorelle, i miei fratelli

Ma devo pensare alla mia carriera

Sono un cantante popolare

Con ritardo a causa della pandemia, il film uscirà nelle sale francesi il 10 novembre, in Italia distribuito da Lucky Red, e “spero Céline lo ami”, chiosa Lemercier. 

 

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