Nelle ore (italiane) del primo pomeriggio l’annuncio, in diretta da Los Angeles, delle cinquine finaliste agli Oscar 2023 e l’Italia c’è, con Le pupille di Alice Rohrwacher (leggi news).
L’autrice – in un ristretto incontro stampa – commenta a caldo la Nomination: “lo speravo, ma fino all’ultimo non me lo aspettavo. È una selezione mondiale, quindi molto vasta. Già entrare nella 15ina era stata una sorpresa, questa una gioia ancora più grande. Il film è un manifesto d’amore per l’Italia, che nonostante tutto io amo, raccontata nei mini dettagli – costumi, scenografia – in una storia collettiva: in questo farsi collettivo trovo una bellezza del cinema italiano che è stato, fatto di storie collettive, e c’è un omaggio al Natale in senso molto italiano, per noi – prima della grande amnesia in cui viviamo – connesso alla natività, quindi il quadro vivente, la natività appunto, sono immagini che per un pubblico straniero – più abituato all’immaginario di Babbo Natale – parlano una lingua arcaica di cui forse possono sentire nostalgia”.
Il film breve, 37 minuti nel complesso, “come dice Loredana Buscemi, la costumista, è un mini kolossal, per la dedizione e la cura, e forse questo, con la fatica e la gioia, si vede. È una parabola in qualche modo, che si rivela nella sua qualità di storia di Natale e forse, quello attuale, è un momento in cui le bambine chiamate ‘cattive’ devono avere una voce e questo film gliela dà. La presenza di queste bambine – dall’ Afghanistan all’Iran, dalla Svezia all’Umbria, in tutto il mondo – è molto importante. È un film prodotto da Alfonso Cuarón – che “mi ha chiamata immediatamente all’annuncio, dal set su cui sta lavorando” – e supportato da Disney, che ha dato una visibilità che ha giovato in America, inutile nasconderlo. Disney, che ci ha anche lasciato totale libertà”.
Carlo Cresto-Dina, co-produttore del film, commenta: “Questa galoppata ci sta facendo inebriare, ma siccome veniamo dalla provincia ce la faremo. È stato proprio Alfonso che ha concepito l’idea della collezione dei corti intorno ai tempi delle festività, chiedendo a registi che stima e ama di realizzarli: Disney ha aderito con entusiasmo e la prima regista che lui ha chiamato è stata Alice, che in due giorni mi ha parlato della lettera di Morante a Fofi; anche Alfonso ha immediatamente ha capito il profumo della storia: lei ha scritto in due settimane la sceneggiatura. È stato un set grosso per dimensione ma contenuto nel tempo, girato nel dicembre 2021, a Bologna, in un ex istituto per ragazze sordomute, allora gestito da una congregazione di suore. Gli altri film della collezione sono in preparazione ma non abbiamo notizie, sono sotto il segreto di Alfonso”.
Rohrwacher continua proprio parlando di Cuarón: “Quando Alfonso mi ha chiesto una storia di Natale immediatamente ho pensato a quella lettera, che mi aveva fatto leggere quella ‘bambina cattiva di Goffredo Fofi’ e raccontata nell’ultima scena, perché tutto l’antefatto è stato inventato: ho chiesto a Goffredo e agli eredi di Elsa se potessi trasferire la storia in un collegio femminile, sentivo propria la necessità di dar voce a delle bambine. Si tratta di una strana forma di ribellione, la ribellione della condivisione, della coerenza anche, infatti Serafina non è cattiva, è buonissima, ma è estremamente coerente: le è stato detto che è cattiva, quindi porta avanti quello che le è stato detto di lei, e questo scardina il sistema del potere che vuole tenersi la torta tutta per sé e fa sì che la torta si spezzi e possa essere in qualche modo condivisa. Io non so se mi senta una bambina cattiva, ma sicuramente sapere che le pupille, che tutti abbiamo nei nostri occhi, vengono da questa parola, che significa ‘la bambina’, e che quindi potenzialmente abbiamo questa bambina nei nostri occhi appunto – cosa che non riguarda una questione di genere ma la capacità di vedere – mi dà molta fiducia”.
Prossima all’atterraggio a Los Angeles, Alice Rohrwacher ricorda la prima proiezione de Le pupille, lo scorso Cannes, come “una delle proiezioni più indimenticabili della mia vita, una partecipazione, quella delle bambine, che è stato il sostegno di un pubblico di parte, una cosa molto bella: oggi eravamo tutte connesse all’annuncio, potendo così guardare la reazione di tutte le bambine in diretta; sarebbe bello poterle portare agli Oscar, ma in questo momento non so se sarà possibile, però la loro presenza è straordinaria perché rendono un luogo di tensione, come un grande festival o gli Oscar, come un grande viaggio di classe; trasformare un luogo di tensioni in un luogo reale, con necessità come la merendina e la pipì, fa sempre bene”.
E tra le bambine c’è anche un’adulta, e per Alice Rohrwacher molto cara, Alba, sua sorella: “Ho già lavorato con lei con gioia, sempre facendole rappresentare personaggi salvi; avevo il desiderio di lavorare su un personaggio diverso e quando ho deciso di trasporre la storia di Elsa al femminile ho pensato che il severissimo abate potesse essere lei; ci siamo divertite e credo si avverta un’autoironia, ma anche una gioia di immagini ‘fatte a mano’, in pellicola, oltre che il suo lavoro di dovizia e grande ironia”.
In un film in cui il femminile predomina, invece, tra le polemiche subito successive le Nomination quella di una esigua presenza femminile, soprattutto tra le regie: “I registi vengono votati, bisogna riflettere sui film e su chi vota, e sul sostegno ai film. È difficile dire come sarebbe potuta andare diversamente, sono contenta di essere lì anche come donna e sarebbe bello, sì, che ci fosse una presenza maggiore, ma è un problema di tanti campi dell’arte e non solo. È una domanda – quella del perché poche donne rappresentanti – che sarebbe bello fare agli uomini”.
E lei, unica a rappresentare il cinema italiano per l’Academy Award 2023, riflette come sia difficile dire perché il titolo candidato dall’Italia – Nostalgia di Mario Martone – non sia entrato in finale: “Ci sono bellissimi film e grandissimi registi in Italia, e quest’anno molto anche a livello internazionale: è sempre una competizione, per cui è difficile fare delle premonizioni. Credo che comunque il cinema italiano, per i film prodotti, sia in ottima forma: c’è desolazione per la sala, per l’andare al cinema, che ancora – dopo la pandemia – non si considera come luogo di conoscenza, incontro con una visione del mondo, come una finestra sull’altro”.
Alice Rohrwacher – in attesa della Notte degli Oscar, il prossimo 12 marzo – sta lavorando a Chimera “al montaggio, in questi giorni. È un grande viaggio, è un film che mi coinvolge molto, forse più che una storia un’esperienza di vita”.
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