Alessio Boni: “Le armi del mio Fenoglio sono la pazienza e l’empatia”

L'attore interpreta il maresciallo protagonista de 'Il metodo Fenoglio', serie tv tratta dai romanzi di Gianrico Carofiglio ambientata a Bari a inizio anni '90. Su Rai 1 dal 27 novembre


Un carabiniere la cui divisa è un maglione grezzo e che arresta senza armi da fuoco e manette, ma usando solo l’arma della pazienza, della fiducia e, soprattutto, dell’empatia umana. Sta tutto qui Il metodo Fenoglio che dà il titolo alla nuova serie tv tratta dai romanzi di Gianrico Carofiglio, in uscita su Rai 1 da lunedì 27 novembre in quattro prime serate da un’ora e mezza, dopo essere stata presentata in anteprima al Bif&st 2023.

“Il maresciallo Pietro Fenoglio è un letterato che ama la cultura e la musica classica, un anomalo che diventa carabiniere quasi per caso, un uomo contro la violenza che non vorrebbe neanche avere l’arma di rappresentanza, vorrebbe vincere in una sorta di gioco a scacchi, con la psicologia. – così descrive il suo personaggio Alessio Boni, che torna nei panni di un componente delle forze dell’ordine a vent’anni da La meglio gioventù – A lui interessa conoscere l’essere umano, perché più lo conosci più riesci a mettertelo in saccoccia. Come dicevano Falcone e Borsellino, la mafia devi quasi amarla per debellarla, la devi conoscere empaticamente per giocare ad armi pari”.

La nuova rivoluzione è la pazienza” professa Fenoglio. Come spiega lo stesso Boni, “ci vuole pazienza per districare la matassa, non si deve volere tutto subito perché la fretta ti porta a compiere degli errori incredibili. Mi sono ispirato a personaggi come Maigret, Sherlock Holmes, o il protagonista di Seven. Fenoglio crede poco alle coincidenze e vuole assicurarsi, spaccando il capello in quattro, di avere tutti gli indizi per poter mettere sotto chiave una persona”.

Il metodo Fenoglio racconta un contesto storico preciso, la Bari di inizio anni ’90 che vede nell’incendio del Teatro Petruzzelli il simbolo di qualcosa che cambia, di una guerra tra lo Stato e la mafia che dalla Sicilia di Falcone e Borsellino raggiungerà tutto il Sud Italia, Puglia inclusa. “Fenoglio è un nordico che scende al Sud in quel periodo, dove c’era la mattanza vera. – spiega ancora Boni – Me lo ha detto Gianrico stesso: c’era un morto al giorno, a Bari Vecchia non si entrava, pure le forze dell’ordine avevano paura. Raccontare quella veridicità non rassicurante è una cosa che non ho trovato in altri progetti che mi sono stati proposti. Qui c’è una criminalità a cui credi veramente: possono farti saltare in aria da un momento all’altro”.

Il maresciallo, nonostante il suo metodo unico di affrontare i casi, si mette in prima fila contro questo incredibile cambiamento criminale che sta sconvolgendo la sua città adottiva. Al suo fianco una squadra di prim’ordine, tra cui spicca il personaggio interpretato da Paolo Sassanelli, Antonio Pelecchia, appuntato esperto che rappresenta da una parte il più tipico comic relief, dall’altra incarna “la pancia” di Bari nella sua espressione più pura. La sua visceralità è un perfetto contrappunto del personaggio acculturato e appassionato di musica ed arte di Fenoglio. Due persone apparentemente diversissime ma che trovano unità nel loro ruolo di servitori dello Stato.

Nel frattempo, c’è anche l’aspetto umano del protagonista, la sua vita privata che fa da specchio a quella professionale, spesso sacrificandosi. È Giulia Bevilacqua che interpreta Serena, la compagna di Pietro che per lui rappresenta una fondamentale ancora di salvezza. “Serena è una donna empatica – dichiara l’attrice – sa come prendere il suo compagno, è una donna ironica, indipendente, molto moderna per quegli anni. Il loro rapporto è basato sul rispetto e sul dialogo”. Un rapporto che vediamo rafforzarsi fin da subito, con la scelta di fare un figlio insieme, ma che poi viene messo in crisi, quando la vita professionale e privata di Pietro iniziano irrimediabilmente a mischiarsi.

Diretta da Alessandro Casale, regista piemontese proprio come il protagonista della serie, Il metodo Fenoglio è un progetto che va oltre il semplice giallo poliziesco. Il genere che ha fatto la storia di Rai 1, rendendo popolari serie come Il commissario Montalbano e Imma Tataranni – Sostituto procuratore, viene sfiorato solo nel primo episodio per poi essere abbandonato in favore di una narrazione più orizzontale che scava in una verità storica che merita di non essere dimenticata. Un racconto di mafia nudo e crudo che trova in Pietro Fenoglio e nel suo “metodo” un’espressione quanto mai originale e azzeccata.

Carlo D'Acquisto
21 Novembre 2023

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