Alessio Boni


A. BoniL’errore giudiziario, l’inganno, la sofferenza umana. Sono questi i temi della nuova fiction La caccia in onda su RaiUno in prima serata domenica 16 e lunedì 17 gennaio prossimi. Protagonisti Claudio Amendola, Simona Cavallari, in gran forma dopo due anni di pausa lavorativa dedicati a fare la mamma, e Alessio Boni di nuovo alle prese con una fiction dopo i successi ottenuti in Incantesimo e La meglio gioventù.
Prodotta da Rai Fiction e da Francesco e Federico Scardamaglia per la Compagnia Leone Cinematografica, La caccia, racconta la storia di Lorenzo (Alessio Boni), un gioielliere romano a cui vengono uccisi la moglie incinta e il figlio di otto anni da un rapinatore che gli svuota anche la cassaforte. Accusato della rapina e del duplice omicidio è Pietro (Claudio Amendola), un ex pregiudicato che da un anno ha scelto di vivere una vita onesta facendo il meccanico. Alla notizia dell’imminente arresto Pietro, che ha paura di tornare in carcere, questa volta ingiustamente, scappa per raggiungere il suo vecchio amore Aurora (Simona Cavallari) sperando che l’aiuti. Lorenzo si mette sulle sue tracce intenzionato a farsi giustizia da solo.

Temi forti, di stretta attualità. Si rende conto Alessio Boni che molti telespettatori s’immedesimeranno nel suo personaggio?
Sì, purtroppo. A essere sincero se una cosa del genere mi dovesse succedere nella vita non so come mi comporterei. La razionalità ci dice di credere nello Stato ma istintivamente la voglia di farsi giustizia da solo è forte.
Lorenzo, il mio personaggio, parte con un istinto di vendetta ma poi per fortuna durante la sua caccia ha il tempo di capire, di sapere, conoscere i motivi di quella maledetta rapina alla sua gioielleria. Il messaggio finale è quello della razionalità che deve vincere sull’istinto. E’ per questo l’Italia non avalla la pena di morte.

A. BoniChe rapporti ha avuto sul set con Claudio Amendola, un attore così diverso da lei per percorso formativo e carattere?
Ottimi anche se abbiamo girato solo quattro scene insieme. Il nome di Claudio Amedola echeggia nel mondo del cinema e della televisione da vent’anni, eppure quando si lavorava non smetteva mai di mettere in discussione il suo modo di recitare.

 

“La caccia” sembra somigliare molto a “Il fuggitivo” con Harrison Ford, solo che il suo personaggio appare qui sdoppiato. Vuol dire che ci vogliono due attori italiani per fare un Harrison Ford?
Curiosa come interpretazione. Fosse così facile! Però c’è una differenza fondamentale. Ford in quel film era un poliziotto, io e Claudio ne La caccia siamo persone comuni. Siamo molto meno super eroi e più umani. E in questo sta la nostra forza.

Come sceglie i personaggi da interpretare?
Con il solito mezzo: la pancia. I personaggi devo sentirli dentro. Poi se il pubblico li vedrà sul piccolo o sul grande schermo ormai ha poca importanza. E’ la qualità dei progetti a fare la differenza. Quello di Lorenzo Freddi è un personaggio che ho amato subito. Non è ben delineato. E’ un uomo forte ma con mille debolezze, è deciso e istintivo, ma strada facendo si ferma a riflettere.

Le piace la televisione in questo periodo?
Cosa vuol farmi dire? Se mi piacciono i reality show? No, non mi piacciono e non li guardo. Ma la televisione non è solo reality show. E’ fiction di ottima qualità, è informazione. E qualche varietà è anche divertente.

E il cinema? Che progetti ci sono nel suo imminente futuro?
A marzo uscirà il film che ho girato l’anno scorso con Marco Tullio Giordana, Quando sei nato non puoi più nasconderti. La prossima settimana invece vado sul set del nuovo film di Cristina Comencini, La bestia nel cuore. Lì ritroverò Luigi Lo Cascio. Con Giovanna Mezzogiorno siamo una coppia di attori alle prese con i problemi del mondo dello spettacolo. Entrambi si dividono, come me, tra cinema e fiction.

Poi, in giugno, comincio le riprese di un film di Michele Soavi tratto da un romanzo di Massimo Carlotto. Sono un ex guerrigliero che torna in Italia per riavere il codice fiscale e ricominciare una vita normale.

autore
13 Gennaio 2005

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