Operazione di marketing in grande stile per Alessandro Verdecchi.
Il produttore, che controlla le società Orango, Veradia, Misani e Pegaso sta infatti per lanciare un nuovo brand che porterà il suo nome: Verdecchi Film.
L’obiettivo è, dice, “dare alle nostre società un’immagine omogenea ma identità e funzioni più definite rispetto al passato”.
Il marchio dovrebbe essere presentato al prossimo Festival di Venezia, il primo (e forse l’unico) della gestione de Hadeln.
Intanto Verdecchi lavora a circa 15 progetti: non solo corti e lungometraggi ma anche docufiction e produzioni per la tv.
E dopo Texas ‘46, elogiato sulle colonne de “Il Giornale” come esempio di “pacifismo di destra”, in cantiere ha un altro film che farà discutere: un ritratto di Giovanni Gentile, filosofo promotore del Manifesto degli intellettuali fascisti, membro del governo formato da Mussolini dopo la marcia su Roma, autore di una celebre riforma del sistema scolastico, infine repubblichino. Ucciso a Firenze dai partigiani nell’aprile 1944.
Che cosa cambierà per le sue società con il lancio del marchio Verdecchi Film?
Misani sarà sempre più orientata alla produzione di pellicole di qualità dall’alto contenuto culturale e stilistico, spesso opere prime non commerciali. A strizzare l’occhio al mercato sarà invece Veradia mentre Pegaso si specializzerà nella produzione televisiva e la Orango nella distribuzione.
Il marchio Verdecchi Film sarà lanciato al prossimo Festival di Venezia…
Si. Se dal Festival arriveranno risposte positive per alcune nostre produzioni. Oltre a un corto con John Turturro di cui siamo produttori esecutivi, speriamo di portare al Lido, alla Settimana della Critica, anche Ascolta la canzone del vento, opera prima del 25enne Matteo Petrucci. Poi una docufiction sul regista Terrence Malick realizzata dai critici Gerardo Panicchi, Carlo Hintermann, Daniele Villa e Luciano Barcaroli. È la più esaustiva tra quelle girate su di lui tant’è che Malick ha offerto un grande supporto convincendo il fior fior dei suoi attori a concedere interviste: da Sean Penn a Elias Koteas, da Sissy Spacek a Martin Sheen. Per il lancio del marchio puntiamo molto anche su un sito Internet ora in costruzione: sarà un grande archivio per tutte le produzioni targate Verdecchi Film.
Che cosa comporta l’operazione a livello finanziario?
Per ora non ci sono ricapitalizzazioni anche se stiamo conducendo trattative in questo senso con due gruppi. In ogni caso rimarremo una società leggera perché non siamo orientati all’acquisizione di macchinari.
Progetti a breve termine?
La pellicola di Petrucci, dai linguaggi rivolti a un pubblico giovane, uscirà nelle sale in autunno. Poi ci sono altri 4 progetti già avviati. Il 15 settembre cominceranno le riprese di Il ritorno di Claudio Bondì. Entro la fine del 2002 Felice Farina girerà in Piemonte Senza freni mentre tra gennaio e febbraio del 2003 partirà il film di Tonino Zangardi dal titolo provvisorio Prendimi. Inoltre, qualche settimana fa abbiamo concluso un accordo di coproduzione con la Tarantula (Lussemburgo) e la Axiom Film (Gran Bretagna) per Il cielo dei violenti di Ivan Carlei. Per tutti i film il budget si aggira tra 2 e 4 milioni di euro.
Avete annunciato un film sul filosofo Giovanni Gentile. Una figura piuttosto controversa …
In questo momento Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante lavorano alla sceneggiatura a partire da un soggetto di Ugo Frosi, un giovane intellettuale molto preparato che propone un Gentile diverso da come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. Dietro l’omicidio del filosofo ci sarà un complotto internazionale. Del ventennio fino ad ora si è parlato solo in chiave antifascista e resistenziale. Certo, è stato un periodo buio ma anche ricco di elementi interessanti. Ora è possibile rileggere la figura di Gentile con serenità, con tutti i suoi vizi tra cui la scelta di aderire alla Repubblica di Salò. Sono equidistante da ogni estremismo, sia di destra che di sinistra, l’obiettivo di questo film è lo stesso di Texas ‘46: reinterpretare la storia senza fanatismo per capire il presente.
Torniamo a Venezia. Alcuni produttori hanno parlato di pesanti pressioni governative sulla Mostra. Lei che cosa pensa?
De Hadeln è un direttore di grande spessore. La polemica attorno alla sua nomina era soprattutto politica ma mi pare che l’operato del governo rientri nella normalità. Sta nelle regole della democrazia che il gruppo dirigente metta i suoi uomini nei posti chiave del paese.
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