La factory Verdecchifilm si apre a nuove sfide. Il titolare Alessandro Verdecchi ha appena concluso un accordo di coproduzione con il governo macedone per la realizzazione di tre film.
Il primo, le cui riprese sono fissate per settembre, è Balcan–can di Darko Mitrevski, un road movie il cui budget coinvolge la società italiana, la macedone Partisan Film e l’inglese Random Pictures. Questa pellicola segna il primo passo concreto di coproduzione, anche se di tipo tradizionale, con la Macedonia dopo l’accordo firmato dal governo italiano con il primo ministro macedone Crvenkovski.
Ma in Macedonia il boss della factory romana, che riunisce le società Veradia, Misami, Pegaso e Orango Film, si è assicurato anche la cogestione degli studi televisivi di Skopje, sede della tv di stato MKRTV (Makedonska Radio Televizija). “Sono sei teatri immensi, costruiti secondo lo stile sovietico tradizionale – racconta il produttore – Una struttura non obsoleta, già dotata di attrezzature, che conto di far funzionare dal prossimo autunno”. I teatri di posa più grandi sono 2, uno di 600 metri quadri, l’altro di 480. Poi ci sono altri 4 teatri, ciascuno da 280 metri quadri. L’altezza è uniforme, 30 metri circa ognuno. “L’obiettivo, naturalmente, è di portare set di produzioni non solo italiane ma anche straniere”, spiega Verdecchi.
Se i costi di realizzazione di un film in Macedonia sono più bassi, quali sono invece le potenzialità artistiche?
C’è entusiasmo creativo. I macedoni sono neonati al mercato occidentale. Noi portiamo il nostro know-how mentre loro intervengono con nuove idee. La Macedonia non è Europa dell’Est ma Europa orientale, una realtà culturale alla quale siamo stati legati per molto tempo, ma il muro di Berlino ci ha tenuto separati per anni.
La sua società cura anche le vendite estere dei propri film attraverso Loris Curci, in controtendenza rispetto all’andamento generale delle vendite dei titoli italiani all’estero…
Non solo dei nostri film, ma anche di un paio di lungometraggi macedoni: Have to kill a saint di Labina Mitevska (attrice in Prima della pioggia di Milcho Manchevski, ndr), e Like a bad dream di Antonio Mitrikeski.
Affidare il proprio film ad una compagnia di vendite estere straniera diventa una scelta squisitamente commerciale. Con la mia società di vendite intendo però dare il maggior spazio possibile alla promozione del mio lavoro. Certo può accadere che alcuni prodotti trovino una collocazione migliore attraverso distributori stranieri. Non escludo questa ipotesi per i miei film.
Dunque si tratta di un calcolo puramente finanziario.
Se produco un film ad alto budget cercherò di rientrare con le spese dando il mio prodotto ad una società straniera di vendite estere che garantisce generalmente un portfolio di buyer più ampio e solido. C’è da rilevare che negli ultimi 5 anni il livello medio del nostro cinema è notevolmente migliorato e allora credo sia venuto il momento di pensare ai nostri titoli in modo diverso. Del resto il mercato italiano è stato spesso una vacca grassa per gli stranieri.
Per “Balcan-can” lei è entrato in coproduzione con la Random Pictures. Che tipo di accordo ha con la società inglese?
Troppo presto per parlarne. Siamo ancora in fase di trattative.
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