Funziona a pieno ritmo, nonostante l’affluenza massiccia e inaspettata, la macchina organizzativa messa in piedi con un budget di 140.000 euro da Doc/it, l’associazione dei documentaristi italiani, in occasione della primi Stati Generali del Documentario Italiano.
Il sindaco di Bologna Sergio Cofferati ha aperto questa mattina i lavori dell’appuntamento professionale dedicato alle linee editoriali dei broadcaster. Nell’agenda dei prossimi giorni il ruolo delle istituzioni, la legislazione , le nuove forme di distribuzione. Ad Alessandro Signetto, presidente Doc/it abbiamo chiesto di delineare prospettive e linee di sviluppo di un genere in pieno boom.
Gli Stati Generali sono entrati nel vivo, le impressioni a caldo?
L’affluenza è davvero straordinaria tanto più che molti hanno partecipato anche al workshop organizzato con National Geographic e Fox International dal 18 al 20 ottobre. Siamo lieti che il nostro approccio orientato alla concretezza sia stato colto dai panelists.
I broacasters hanno illustrato le politiche editoriali rispetto al documentario. Che cosa è emerso?
Il primo dato è la chiusura delle reti Rai, affette da difetti cronici: si adagiano sulla produzione interna o sulla facilità di risolvere i problemi di palinsesto con l’acquisto. Un atteggiamento che contrasta col dinamismo dimostrato da altre realtà come Fox Channel e National Geographic, realtà dall’esperienza internazionale che hanno fatto una scelta editoriale ben precisa: puntare su autori italiani per raccontare storie locali eventualmente esportabili all’estero. Un dato importante è che National Geographic ha lanciato un concorso per il finanziamento di 2 documentari di creazione per cui metterà a disposizione 400.000 euro.
I listini di distributori come Fandango e Bim sono ricchi di documentari. Mancano però titoli italiani. Perché?
Una prima ragione è che in tutto il mondo la dignità del documentario è riconosciuta e i registi di non fiction non hanno difficoltà ad andare in sala. In Italia quando accadeva era un’eccezione. Nell’arco di 10 anni di art.8 sono stati finanziati solo due documentari. Trovare una distribuzione era una fatica immane. Ora il vento sta cambiando: distribuzioni come Fandango, Bim, Mikado e Pablo – che di recente ha mandato in sala Sogni di cuoio – investono nel genere perché hanno capito che c’è un pubblico attento. Anche nei produttori vedo la volontà di misurarsi con documentari dal respiro internazionale e privilegiare alcuni autori prima costretti a far tutto da soli. Nel panorama italiano colpisce la fioritura diffusa in tutto il territorio che soffre la mancanza di attenzione degli enti locali. Titoli come L’esplosione di Giovanni Piperno, Detour De Seta di Salvo Cuccia e Sorriso amaro di Matteo Bellizzi hanno la stessa dignità dei migliori documentari internazionali.
Come valuta le novità introdotte dalla nuova legge cinema?
Quando i giochi sembravano chiusi siamo riusciti a riportare l’attenzione sul documentario. Così ora la legge stabilisce che anche i progetti non fiction possono essere sottoposti al giudizio delle commissioni per ricevere i finanziamenti.
Doc/it ha in cantiere due progetti un Annuario e una ricerca sul documentario italiano. Di che si tratta?
L’Annuario prevede il censimento della produzione italiana, è un volume contenente informazioni sulla legislazione, le società e i film di recente produzione. Doveva essere presentato qui a Bologna ma abbiamo rimandato perché nel frattempo Doc/it ha raddoppiato gli iscritti, da 70 a 140, quindi non volevamo escludere i nuovi associati. La ricerca è un progetto ambizioso che traccerà un quadro economico/sociologico preciso di un settore di cui finora nessuno, tranne la Francia, conosce dimensioni finanziarie, caratteristiche produttive, tipologie di pubblico. Per realizzarla servono 100.000 euro: coinvolgeremo il ministero delle Attività Produttive e le Camere di Commercio, di solito poco familiari con l’ambito audiovisivo.
Idee per il 2005?
Intanto consolidare il nostro ruolo di interlocutori con le istituzioni e punto di riferimento per autori e mondo produttivo. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla promozione probabilmente in collaborazione con la Fice. Puntiamo anche sulla tecnologia: siamo in contatto con European Docu Zone, una struttura che lavora sulla proiezione in digitale via satellite.
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