ALESSANDRO HABER


Uscirà di venerdì 17, sfidando ogni superstizione, il primo film da regista di Alessandro Haber. Progetto a lungo accarezzato, nei due anni di tournée teatrale del testo, Scacco pazzo, insieme a Monica Scattini e Vittorio Franceschi, anche autore della premiatissima pièce (Premio IDI, Biglietto d’oro Agis) tradotta in non si sa quante lingue. Ha emozionato e commosso la tenera follia familiare che lega un cinquantenne tornato bambino dopo la morte della fidanzata nel giorno delle nozze e suo fratello, uomo un po’ grigio e qualsiasi. La routine tragicomica fatta di giochi e travestimenti nel chiuso di un appartamento torinese viene interrotta dall’arrivo di una donna che il fratello “sano” vorrebbe sposare e che il “malato” circonda di attenzioni e seduzioni. Fuori c’è un mondo indifferente oppure ostile. Per Haber, che presto vedremo nella Rivincita di Natale di Pupi Avati, il debutto alla regia è un biglietto di sola andata: ha in serbo infatti altri progetti.

Tornerà alla regia, dunque?
Sì, con due storie. Quella di un produttore che sfrutta l’agonia di un ragazzo per fare soldi, un po’ sullo stile dell’Asso nella manica di Billy Wilder; e una commedia noir tra Italia e Francia, con un italiano che somiglia come una goccia d’acqua a un francese appena morto.

Non è stato duro dirigere e dirigersi?
Terribile, alla fine delle riprese ho avuto un crollo psicofisico. Era il 22 dicembre, in preda a una crisi d’ansia, mi sono fermato in una piazzola dell’autostrada e ho chiesto aiuto a un amico, che mi ha portato a casa sua a Lucca.

“Scacco pazzo” al cinema doveva dirigerlo Nanni Loy.
E infatti il film è dedicato a lui, a Piero Natoli e a mio padre, che non ci sono più. Loy pensava di sostituire i due attori, ma per me erano indispensabili: Franceschi lo considero come Sam Shepard e David Mamet messi insieme, con Monica Scattini formiamo un sodalizio che neppure Liz Taylor e Richard Burton… E poi se il film è bello, il pubblico ci va. Indipendentemente dal cast. C’è un cinema italiano – quello di Matteo Garrone, Nanni Moretti o Marco Tullio Giordana – che è pieno di poesia e la gente ha voglia di piangere e di sorridere.

C’è qualche timore nell’affrontare il botteghino in una stagione così affollata di film italiani?
E’ difficile essere indipendenti e noi lo siamo, non abbiamo fondo di garanzia né articoli 8, ma solo l’appoggio della Film Commission Torino Piemonte. Però Giorgio Leopardi e Gaetano Renda hanno creduto nel progetto, rischiando in prima persona. Il film è costato solo 1 milione e 100mila euro anche grazie alle riprese in HD, che consentono di fare moltissimi ciak. Abbiamo girato in sequenza, in 5 settimane, negli studi di San Giorgio Canavese, quelli dove fanno Cento vetrine.

E’ vero che sta per partecipare al Premio Tenco?
Sì, sarò lì il 24 ottobre con un omaggio a Bukowski. Mentre il 22 uscirà nelle edicole il mio disco, Il sogno di un uomo, tredici canzoni scritte da Giuseppe Fulcheri, che è anche autore delle musiche di Scacco pazzo. Uno dei testi è mio, si chiama “Fernando è uscito”: Fernando è l’ex della mia donna ed è appena uscito dal carcere…

autore
15 Ottobre 2003

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