Alessandro D’Alatri


A. D'AlatriNell’ambito del convegno sul product placement, che si è svolto all’Ischia Film & Music Global Fest, non poteva mancare Alessandro D’Alatri, regista che da sempre lavora anche nel settore della pubblicità e che ha molto da dire sul nuovo provvedimento in grado di consentire pure in Italia l’uso dei marchi pubblicitari nei film.

D’Alatri, cosa cambierà effettivamente questo provvedimento nel mondo del cinema italiano?
Intanto, la legge è incompleta e ancora deve essere varata. Tuttavia, rappresenta un primo colpo di piccone nei confronti delle tante censure che vengono praticate nel nostro Paese. In dodici anni, ho realizzato cinque film, e ogni volta è stata una fatica immensa, perché sono
costretto a svolgere tanti ruoli differenti con poche risorse: scrivere il film, cercare soldi per realizzarlo, montarlo, dirigerlo e tutto il resto. Finalmente, si possono avvicinare due mondi: prima c’erano troppi intellettuali che non volevano parlare alle masse, mentre adesso autori e pubblicitari possono cominciare a comunicare tra loro.
In Italia, ancora non esiste il cinema industriale, ma solo quello autoriale: per questo, è impossibile confrontarsi ora con i mercati internazionali.

Lei ha da poco finito di girare il suo ultimo film: di che si tratta?
S’intitola La febbre, è prodotto dalla Rodeo, distribuito da 01 e uscirà nelle sale alla fine di gennaio. E’ una storia che parla dell’Italia di oggi, di ciò che rappresenta il nostro Paese, è una dichiarazione d’amore alla mia patria, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. E’ un vero e proprio ritratto italiano, in cui si narra la politica, la storia, l’amore, l’amicizia e il denaro. Per girarlo ho scelto la città di Cremona, che è anche una città onomatopeica e ricorda, per certi versi, il carattere italiano. Ad interpretarlo ci sarà Fabio Volo e tutta una serie di volti nuovi, molti dei quali non giovanissimi.

 

Andrà alla Mostra del Cinema di Venezia?
Forse con dei filmati dell’Unicef. Ma resterò solo pochi giorni. Non amo Venezia: è nata sessant’anni fa per pochi amanti del cinema e del Lido. Le cose sono cambiate, ma il festival sembra non rendersene conto. Venezia andrebbe abolita: è contro il cinema, soprattutto quello italiano, non ha strutture adatte, né alberghiere né cinematografiche e ci sono troppe ingerenze politiche. Stimo moltissimo Muller e so che farà del suo meglio, ma sarà una battaglia durissima e per questo gli faccio tanti auguri.

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16 Luglio 2004

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