La direttiva del ministro per i Beni e le Attività culturali Francesco Rutelli del luglio 2006, indicava in modo deciso che Cinecittà Holding doveva procedere alla vendita del gruppo Mediaport-Globalmedia, che con il marchio Cineplex gestisce 9 multiplex in tutta Italia. Una scelta ritenuta obbligata a fronte delle perdite accumulate nel tempo e delle conseguenti risorse impegnate dal Gruppo Pubblico per sanare i debiti. Con Alessandro Battisti presidente di Mediaport da fine ottobre 2006, oltre che presidente di Cinecittà Holding, ripercorriamo le vicende passate e facciamo il punto sulla situazione odierna.
Che cosa chiedeva il ministro Rutelli nell’Atto di Indirizzo del luglio 2006?
Il ministro riteneva che il gruppo Mediaport-Globalmedia non costituisse un’attività che Cinecittà Holding dovesse portare avanti. In particolare il convincimento era che le attività più strettamente commerciali e di carattere privatistico non potevano più far parte della nostra mission. Nel contempo era necessario che si accentuasse l’aspetto di servizio cinema e quello pubblico di Cinecittà Holding. Non a caso nella direttiva ministeriale si indicava Mediaport e non il resto del circuito perché quest’ultimo è il più adatto a portare nelle sale un cinema di qualità, le prime e le seconde opere, e dunque più conforme alla natura di Cinecittà Holding.
Il passaggio successivo quale è stato?
E’ stato quello di pubblicare un bando pubblico, con l’intento di seguire una procedura trasparente e consona alla nostra funzione. La gara pubblica ha dato esito negativo, non perché mancassero offerte, ma perché quelle pervenute non erano economicamente valutabili. Non dimentichiamo che i privati hanno tenuto conto della forte situazione debitoria di Mediaport e quindi hanno fatto offerte non in linea con il bando pubblico.
Avete condiviso questa scelta?
Abbiamo sempre seguito questa strada con un’interlocuzione continua con la Dg Cinema e con il Gabinetto del ministro, coinvolgendo le organizzazioni sindacali. Con loro abbiamo condiviso una strategia di cui uno dei punti fermi è stato che non fossero diminuiti o messi in crisi i livelli occupazionali.
Successivamente al bando pubblico?
Abbiamo anche raccolto alcune manifestazioni dirette d’intenti, ma abbiamo ritenuto che anche queste non fossero utili a risolvere la situazione di Mediaport.
Per il futuro come procederete?
Insieme alla DG Cinema e al Gabinetto del ministro Rutelli, al corrente dello stato delle cose, abbiamo concordato di aprire un tavolo tecnico con il ministero dell’Economia e delle Finanze per esaminare se ci siano possibilità di interventi straordinari per abbattere il debito pregresso di Mediaport o di individuare soluzioni che prevedano il suo distacco dal Cinecittà Holding. Il confronto è aperto, verificheremo pertanto se ci sono possibilità alternative a quelle della vendita.
Quale è l’attuale situazione finanziaria?
Da quando a fine ottobre 2006 ho assunto la carica di presidente di Mediaport è comunque migliorata, sia in termini di debito gestionale, passato dai 9,5 milioni di deficit annuale ai 5,3 attuali, con una riduzione del 40%. Inoltre con una gestione piuttosto attenta, grazie all’impegno dell’amministratore Stefano Gasbarro, è stato abbattuto il debito complessivo di oltre il 20%.
A questo punto, sempre attraverso una strategia di condivisione con i vari soggetti interessati, abbiamo deciso per ora di interrompere la vendita e di esaminare gli aspetti di carattere finanziario e di bilancio per capire come nell’anno 2009 possiamo continuare sulla strada da un lato di abbattimento del debito, dall’altro di individuazione di nuove strategie possibili.
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