“Senza nulla togliere a Venezia e al Festival, pensare a una strategia nazionale cinematografica senza Roma è impossibile, sarebbe come pensare una strategia sul cinema americano senza Hollywood. Se il cinema italiano avrà forza nel futuro dipenderà molto dal marchio di Roma e Cinecittà”.
Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno, intervenendo al convegno ‘Il Cinema è cultura’, organizzato a Roma dal coordinamento del Pdl. Secondo il sindaco “le dichiarazioni del ministro Galan sul Festival di Roma evidenziano un curioso paradosso. Come se si potesse discutere sul fatto che una città come Roma abbia il proprio festival del cinema. Invece è del tutto normale, visto che per tutto il mondo il cinema italiano è Cinecittà e Roma”.
Alemanno ha poi sottolineato che “il provvedimento del governo dà fiato alla cultura e al cinema. Ora bisogna garantire che tutti gli investimenti sul cinema valorizzino la qualità e il merito al di là di orientamenti ideologici a cui purtroppo il passato ci ha abituato”.
Il primo cittadino pensa che a Roma “una Film Commission ci voglia, deve esserci una realtà che permetta di valorizzare e veicolare l’immagine della città. Avere un interlocutore unico è un fatto fondamentale, la Regione ha fatto questa interessante riforma di un ente unico, dobbiamo vedere quale rapporto si possa sviluppare con Roma Capitale. Roma deve essere un grande set. Inoltre si deve investire sempre di più per far sì che il Festival sia sempre più legato al mercato che a Venezia non c’é. E tutto questo va anche pensato in relazione alla necessità di dare spazio ai giovani, ragionare su meccanismi formativi alle professioni, che siano adeguati, realmente in grado di orientare verso il cinema”.
Alemanno crede che “tutto questo possa essere condotto insieme da realtà pubbliche e private. Ad esempio i progetti di Cinecittà Studios penso siano positivi e destinati a rilanciare Cinecittà, non a depotenziarla come temono i sindacati”. Bisogna, ha rimarcato, “avere una forte componente produttiva per far sì che il cinema sia uno strumento per far crescere la nostra identità nazionale e culturale. Avere una produzione cinematografica nel nostro Paese significa contrastare il rischio di omologazione. Guai a perdere queste capacità se vogliamo pensare a una cultura non solo del passato, ma anche rivolta al futuro”.
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