I drammi interattivi di Marcel lì Antunez Roca, artista catalano al centro della scena internazionale del teatro davanguardia, sbarcano nei Nuovi Territori veneziani. A raccontare questo autore poliedrico ed estremo, abile esploratore di tutte le interazioni possibili tra codice genetico e binario, corpo e tecnologia, fondatore storico della Fura dels Baus, ci ha pensato Alberto DOnofrio, regista altrettanto provocatorio che nel 1996 firma il documento-scandalo La Sindrome del Golfo.
Performer Marcel-lì, il robot di carne sarà proiettato il 3 settembre alle 11,30 nella sala Volpi. Questo è solo uno degli episodi sui performer. Cult Network, il canale tematico ne ha commissionati altri 9 – racconta il regista romano Entro marzo 2004 avrò pronta unaltra serie di 10 documentari dal titolo Djs Trip, girata tra lItalia, Ibiza e Londra”. Ma Alberto DOnofrio ha in cantiere anche due lungometraggi di fiction: No wave, ispirato al delitto Alinovi, e Dee-jay entrambi per la società bolognese Revolver.
Come è nata lidea per un documentario su Marcel Lì?
E un artista unico in questo momento. Con i suoi spettacoli, da Epizoo” ad Afasia” e Pol”, ha compiuto unazione trasversale a tutti gli accadimenti artistici degli ultimi 20 anni. Ho incontrato Marcel Lì a Rotterdam, dopo un suo spettacolo, e gli ho proposto di lavorare subito insieme sul filo delladrenalina creatasi durante lincontro. Dopo poche ore giravo già il documentario. Lavoro sempre in velocità perché mi permette di raccontare le storie nel modo più sincero possibile. Quando si lavora su un soggetto per molto tempo si corre il rischio di mitizzarlo. Così realizzo documentari seriali usando la tecnica del docudrama: in 6 mesi approfondisco il rapporto con i veri personaggi e giro le varie puntate contemporaneamente.
Come mai il documentario è dedicato a Marco Ferreri?
Il regista prima di morire voleva lavorare proprio su Marcel Lì. Tra laltro Marco Ferreri aveva un rapporto particolare con la Spagna e la sua cultura: lì ha girato i suoi primi 3 film e ha collaborato con lo scrittore Raphael Azcona, dopo aver lavorato come rappresentante di obiettivi fotografici. Cè un legame molto forte tra questi due artisti.
Mi parli di No wave”…
Ho scritto questa sceneggiatura 10 anni fa. Sarà un giallo senza assassini e senza poliziotti: tra laltro io non sono mai stato convinto della colpevolezza di Ciancabilla. La tensione sarà data da figure sostitutive. Sarà ambientato tra Bologna, New York e Berlino. Le prime due città allepoca erano intimamente collegate grazie a intellettuali come Francesca Alinovi; fu lei a portare Keith Haring in Italia. Il titolo, No wave, viene dallomonimo movimento musicale nato per rispondere alla New wave”.
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