Gli albatros sono uccelli di mare, tra i più grandi volatili della Terra: la specie “urlatore” è l’uccello vivente con l’apertura alare più grande al mondo, e proprio Albatros (Drift Away) s’intitola – in originale – l’opera in Concorso, in anteprima mondiale alla Berlinale 2021, del regista, attore e sceneggiatore francese Xavier Beauvois (Il suo film Of Gods and Men, con Lambert Wilson and Michael Lonsdale, ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes e il Premio César come Miglior Film).
Un titolo certamente poetico, non meno metaforico e simbolico, sì per la propria prossimità vitale al mare, ma anche per il proprio vigore, quanto per una necessità di libertà, che, nell’essere umano privo d’ali fisiche, è libertà interiore.
Un compleanno, una promessa di matrimonio, la luce lieve e serena di un momento famigliare: in occasione della festa della mamma, Marie – Marie-Julie Maille (anche moglie del regista del film) – tra il tavolo della cucina di casa e un ditino goloso infilato in un pasticcino dalla loro bambina, Paulette – Madeleine Beauvois – il papà, Laurent – Jérémie Renier (attore belga, consacrato a 15 anni ne La promesse dei fratelli Dardenne, che spesso l’hanno poi reso protagonista dei loro film), le chiede di sposarlo, dopo 10 anni di una vita già insieme… e un abbraccio a tre suggella il “sì”.
Un fermo immagine di vita felice, cui subito fa da contraltare un altro luogo, un altro evento: una bellissima spiaggia nordica e deserta in cui si scattano fotografie d’amore viene turbata da un tonfo sordo ma netto; il corpo esanime di un uomo piomba dall’apice della vertiginosa scogliera, lì sulla ghiaia.
Laurent è capo della gendarmerie locale, nella cittadina di Étretat, Normandia: così suggestiva quanto intrinsecamente inquietante, certamente anche per le atmosfere atlantiche dalle tonalità di luce fredda, una sensazione di temperatura che restituisce anche il mare, sempre algido, mai davvero calmo. L’uomo è appassionato del proprio mestiere, ma la serenità presunta di una così piccola e protetta comunità non rispecchia la verità; Laurent – come nel caso della trama – si confronta anche con circostanze molto tese, capaci di sollecitare finemente il sistema nervoso personale, seppur lui sia un papà amorevole e complice, passione che gli appartiene anche come compagno di Marie.
Il profilo che Xavier Beauvois mette al centro di Albatros è l’archetipo dell’essere umano in stato di crisi, una capacità d’introspezione dell’anima propria dell’autore francese, che – anche in questo film – non manca di accarezzare, con decisione, la riflessione sulla di morte, innescata da uno specifico dialogo con Julien (Geoffrey Sery), agricoltore “stanco”, che davanti a Laurent si punta sicuro la canna del fucile alla gola, facendo raggiungere, lì al 339 di route d’Epreville, un apice tensivo che corrisponde allo scatto di uno sparo d’arma, quella d’ordinanza, un gesto non premeditato, un istinto atto a impedire al civile di togliersi la vita, eppur sempre una pistola innescata contro un altro essere umano: una gamma, tutta, di delicatissime e fragili sfumature della psiche, che Beauvois mette in scena con rispettosa grazia, affidando la riuscita del tutto all’interpretazione introspettiva e epidermica di Jérémie Renier, commovente.
Un procedere narrativo lento e con ricorrenti silenzi, tutto necessario ad amplificare il malessere, il disagio, il retropensiero dell’uomo Laurent, in cui la colonna musicale, soprattutto della seconda parte del film, nel viaggio/fuga in barca a vela, si rende fondamentale per le sonorità evocative e spirituali: viene messa in atto una “tempesta interiore”, fatta corrispondere ad una reale in mezzo al mare, utile a restituire il dramma profondo ma anche a scuoterlo, a far sì che non si possa troppo a lungo crogiolare e sciogliere dentro, in cui – visivamente e simbolicamente – il faro del molo, seppur diurno, sta a significare la “luce” ritrovata.
Il film è stato scritto dallo stesso regista, con la moglie e Frédérique Moreau, ed è una co-produzione tutta francese/parigina: Les Films du Worso, Pathé, Orange Studio, France 3 Cinéma, Scope Pictures.
Carla Simón torna alla Berlinale nel Concorso principale con Alcarràs, poetica esplorazione della vita rurale di una famiglia: prodotto anche dall’italiana Kino Produzioni. La regista 35enne di Barcellona è partita dalla sua storia personale per costruirne una cinematografica
Il film è in programma sabato 19 giugno nell’ambito della Berlinale Summer Special e in seguito andrà in onda su Rai Tre-Fuori orario - Cose (mai) viste domenica 27 giugno
Il drammatico The Mauritanian, basato su i “Guantanamo diaries” e diretto da Kevin Macdonald, con la partecipazione di Jodie Foster, apre la seconda parte del Festival in programma dal 9 al 20 giugno nelle arene estive della capitale tedesca. Il tappeto sarà "conforme alle regole Covid", ha detto la ministra della Cultura Monika Gruetters
L’evento per il pubblico dal 9 al 20 del prossimo mese, open-air in 16 luoghi della città: i film selezionati riproposti nei cinema all'aperto