Per la regista di The American Dream and Other Fairy Tales, documentario al debutto al Sundance Film Festival, la Disneyland californiana era una seconda casa. Abigail Disney è infatti la pronipote di Walt (e del nonno Roy, chiaramente) quindi fa parte della famiglia che ha creato l’Impero dell’entertainment per eccellenza.
Oggi ci torna, ma con un approccio molto più critico e ancorato alla dura realtà, co-firmando il film insieme alla vincitrice dell’Emmy Kathleen Hughes.
Si racconta la difficile vita quotidiana e la protesta dei dipendenti del parco di divertimento, per le paghe troppo basse (nel 2018 15 dollari l’ora, rispetto ai 24, considerati dagli analisti la soglia minima necessaria per vivere in quell’area) e un presente sempre più incerto. Il film non fiction, segue in particolare , nell’arco di quattro anni, dal 2018 al 2021, i ritmi quotidiani di quattro lavoratori di Disneyland, Ralph (che invita con un’email Abigail ad andare a conoscere la loro condizione) e la moglie Trina, addetti alle pulizie, che non possono permettersi una casa loro e devono vivere insieme ai tre figli con la mamma di lei; la trentenne Artemis, che ha affittato una stanza da un’amica, dopo aver vissuto per un periodo anche in macchina e la ventenne Ellie, che vede sempre più lontana la prospettiva di lasciare la casa dei genitori, e continuare gli studi.
Quattro voci di chi a stento riesce a sbarcare il lunario, dietro le quali ci sono molte altre situazioni a rischio, messe ancora più alla prova dalle lunghe chiusure dovute alla pandemia, che portano anche un’ondata di licenziamenti.
Le due autrici uniscono lo sguardo intimo a una riflessione più ad ampio raggio, grazie anche al confronto con vari economisti, sulle storture, aumentate negli ultimi decenni, del capitalismo negli Usa, mascherate dal mito del ‘sogno americano’.
Abigail, classe 1960, che porta avanti da anni il suo impegno di produttrice e attivista, declina il racconto anche in una denuncia mediatica sugli “scandalosi” salari multimilionari di CEO e CDA delle grandi multinazionali, a cominciare da Bob Iger, amministratore delegato Disney fino al 2020, che nel 2018 aveva avuto una ‘paga’ di oltre 65 milioni di dollari:
“Un custode a Disneyland deve lavorare 2000 anni per guadagnare quanto lui in un anno” osserva nel film la regista, aggiungendo nella Q&A che “il film comunque non vuole essere un attacco personale. Vorrei aprire le porte a molte domande. Sarei felice se il documentario arrivasse a persone che abitualmente non parlano di economia, per aiutarle a comprenderle le ingiustizie di questo sistema. Abbiamo tutti insieme la capacità di cambiarlo”.
Nessuna risposta diretta dalla Casa di Topolino (che comunque ha in programma di aumentare dal 2023 le paghe dei lavoratori del parco a 18 dollari e mezzo), a parte un’email di Iger citata nel documentario che legava le paghe basse al sistema generale e la dichiarazione di una portavoce, che ricorda i programmi gratuiti portati avanti dalla multinazionale per il supporto allo studio online dei lavoratori, la cura dei bambini dei dipendenti e l’assistenza sanitaria.
“Misure tutte molto utili – sottolineano le registe – ma che non bastano”.
Q&A con le registe:
Da oltre 15 anni c'è in Arabia Saudita un centro di riabilitazione per terroristi, il Mohammed Bin Naif Conseling and Care Center di Riyad. Lo racconta la documentarista Meg Smaker, ex vigile del fuoco con alle spalle 10 anni di vita nei Paesi arabi
A causa del Covid il festival sarà solo in versione virtuale dopo che l'organizzazione aveva tentato di lanciare una formula ibrida, ossia sia in presenza che online. Si apre nel segno di Lady Diana con The Princess, documentario diretto da Ed Perkins che ripercorre la storia della principessa
Dopo avere organizzato nei minimi dettagli un’edizione ibrida, il Sundance Film Festival deve fare i conti con l’aumento dei casi nello Utah, cancellando l’edizione fisica e mantenendo esclusivamente quella online, in programma dal 20 al 30 gennaio
Il Sundance Film Festival, in programma dal 20 al 30 gennaio, ha rivelato la sua line-up composta da 82 titoli, tra cui i documentari The Princess e We Need to Talk About Cosby, due nuovi film con Dakota Johnson e il debutto da regista di Jesse Eisenberg