AI Act: il parere di Siae, Anica, 100autori e Anad

La legge europea, la prima al mondo a regolamentare l'Intelligenza Artificiale, al vaglio del comparto tra rischi e opportunità


Anche se con sfumature diverse, il mondo dell’audiovisivo italiano promuove l’AI Act: il settore considera, in generale, la legge approvata dal Parlamento europeo un primo passo importante nella regolazione dell’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, ad ascoltare le voci delle singole articolazioni del comparto, si riscontrano diversi livelli di gradimento.

Come accade in tutti i campi, per l’audiovisivo l’Intelligenza Artificiale è un fenomeno a due facce. Se, da un lato, offre delle grandi opportunità sul piano industriale, dall’altro, desta preoccupazioni per eventuali ripercussioni sul piano occupazionale. I timori di alcune categorie sono tali da aver spinto attori, sceneggiatori, doppiatori di Hollywood a uno sciopero di 118 giorni. Ora, l’AI Act, la prima legge al mondo sull’Intelligenza Artificiale, impone il rispetto del principio di trasparenza: lo spettatore dovrà sapere quali opere o parti dell’opera sono state create dall’uomo e quali dalle macchine.

Questo passo in avanti trova il pieno apprezzamento di Salvatore Nastasi, presidente della Siae: “Sono stati pienamente recepiti – si legge in un comunicato stampa – e sposati gli appelli che il nostro comparto, già da diversi mesi, aveva portato all’attenzione dei referenti politici, affinché le grandi opportunità offerte dall’intelligenza artificiale fossero regolamentate, nell’ottica della massima trasparenza e della tutela degli autori ed editori”.

Se si passa all’Anica, il giudizio diventa più complesso: “L’Unione Europea – spiega il presidente Francesco Rutelli – è a un passaggio pericoloso, tra iper-regolazione e ritardi nell’innovazione produttiva, in entrambe le transizioni Digitale e Green. L’AI Act ha certamente il merito importante di stabilire un benchmark di regolazione internazionale a fronte della rapidissima ascesa dell’AI Generativa. Speriamo che in parallelo facciano strada incentivi e aggregazioni per la crescita di protagonisti nella ricerca e nelle industrie europee”.

Per Stefano Voltaggio, di 100Autori, “l’AI Act è uno sforzo non indifferente e molto importante perché con esso si mette in rilievo il principio che non si può lasciare campo completamente libero allo sviluppo di mercato. Da una parte, forse, è insufficiente ma dall’altra si fissa un punto fermo. E questo ha una sua importanza oggettiva”.

Le preoccupazioni maggiori si registrano tra i doppiatori. “Buona parte del nostro settore –  prevede Daniele Giuliano, presidente dell’Anad – è a rischio estinzione, specie nel genere documentario. L’AI Act è per questo un atto dovuto, che va nella direzione di quanto avevamo chiesto, ovvero l’introduzione di un bollino per distinguere le opere create dall’uomo da quelle prodotte dall’IA. In Spagna il pubblico non ha accolto con favore un programma presentato dall’Intelligenza Artificiale”.

Quanto agli attori, ancora non hanno elaborato una posizione ufficiale, anche perché, fanno sapere, concentrati sulla riforma del tax credit.

 

Martino Scacciati
29 Marzo 2024

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