Agostino Saccà


Ancora grandi ascolti per la fiction targata Raiuno. Anche La Caccia, il film per la tv che ha visto protagonisti Alessio Boni e Claudio Amendola, ha portato a casa ottimi risultati:
La Caccial’Auditel ha registrato ben il 27,47% di share per la prima puntata e il 32,51 (9.053.000 telespettatori) per la seconda andata in onda lunedì 17 gennaio. Nell’azienda si gongola vista la tendenza positiva che si porta dietro dai successi raggiunti dell’intera annata passata. Agostino Saccà, direttore di Rai Fiction, non nasconde la sua soddisfazione.
“Abbiamo fatto grossi sforzi per raggiungere un’alta qualità produttiva chiamando a raccolta anche maestranze cinematografiche e volti noti non solo al pubblico televisivo. Ma bisogna dire che la fiction è un elemento forte nei palinsesti di tutte le televisioni, questa è una tendenza di tutta Europa. Noi non potevamo essere da meno”.

 

Sì, ma i giornali accusano la Rai che proprio per questi sforzi i conti siano in “profondo rosso”.
Questo è assolutamente falso. Dal 2002 stiamo facendo un’operazione di straordinario recupero di reddività e di efficienza. Da un bilancio in perdita di 105 milioni di euro
abbiamo registrato un attivo di 5 milioni di euro. Proprio questa sera parte la sfida più importante di questo inizio di stagione televisiva. Ai Carabinieri del Ris di Canale 5 la Rai contrappone la Guardia di Finanza con la prima puntata di Il Capitano con Alessandro Preziosi e Giuliano Gemma. Questo progetto mi è piaciuto fin dal titolo. Il capitano è un’icona del racconto per immagini. E’ colui che si prende cura di una missione e di coloro che con lui agiscono in quella missione. Nel cinema, nella letteratura, è sempre stato raccontato
come l’eroe schivo che compie l’azione e poi si ritira con discrezione.

 

Il CapitanoNonostante le operazioni di privatizzazione, o forse proprio a causa di queste, alla Rai si parla con sempre maggiore insistenza della funzione di servizio pubblico del mezzo televisivo. Come si inserisce la fiction in questo discorso?

La Rai è essenzialmente un servizio pubblico e i nostri racconti, come Il Capitano ma anche come la fiction interpretata da Buzzanca, Mio figlio, o proprio La Caccia in cui si parlava di temi molto forti come il pregiudizio o la giustizia sommaria, servono a testimoniare il cambiamento della nostra società. Non penso che la Rai debba assumersi il ruolo di guida nei progressi della società. La Rai va dove la società è già arrivata e conferma che qualcosa è già avvenuto nel corpo sociale, lo fa diventare cultura in modo che la gente possa rispecchiarsi, riconoscersi e quindi rafforzarsi.

 

Se crede così tanto ne “Il Capitano” perché l’ha collocato sulla seconda rete anziché sulla rete ammiraglia della Rai?

Perché lo stiamo testando. Il Capitano propone un discorso nuovo con un linguaggio altrettanto moderno e innovativo. Raidue è la rete delle grandi sfide. Mi sembrava una giusta collocazione per questa prima serie. Se andrà bene, se il pubblico dimostrerà di accettare queste novità, noi siamo già pronti per allestire i set della seconda serie, la cui sceneggiatura è già in corso d’opera, e la manderemo in onda sella rete ammiraglia.

 

Qualche produttore indica proprio nella sbagliata collocazione nei palinsesti la ragione del mancato successo di pubblico della propria fiction.

Noi stiamo molto attenti a inserire al meglio i nostri prodotti dell’organizzazione dei programmi da mandare in onda. Poi c’è la controprogrammazione delle altre reti. E’ giusto che ci sia. Ma un prodotto di qualità non deve temere alcun confronto.

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18 Gennaio 2005

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