Un cast di ben 15 attori, quasi una “All Star” del cinema italiano, per un’opera prima “fuori dai generi”, presentata come proiezione speciale all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma. In Aspettando il sole, prima prova di Ago Panini dopo una carriera da regista pubblicitario, ci sono infatti molti volti noti di interpreti: da Raoul Bova a Claudia Gerini, da Vanessa Incontrada a Gabriel Garko, da Claudio Santamaria all’emergente Alessandro Tiberi. Convinti a mettersi in gioco per un paga simbolica e a calarsi nei panni degli strani personaggi che, nello spazio di una notte, intrecciano i loro destini al Bellevue Hotel: una coppia di balordi che molesta il receptionist, una troupe che gira il film porno Kitty & Clyde, due rapinatori che si nascondono in attesa del compare, una coppia di amanti, un signore solitario con il suo cane e un uomo disperato abbandonato dalla fidanzata.
Lei ha un passato di regista pubblicitario, quando ha deciso di passare al cinema, e perché con questa storia?
Chiunque faccia immagini in movimento sogna, prima o poi, di fare il cinema. Io sono riconoscente alla pubblicità perché è stata la mia università, ora che sento di averla finita e di aver imparato tutto quello che potevo, ho deciso di passare al grande schermo. Tra le decine di storie che avevo nel cassetto Aspettando il sole era la più realizzabile. L’ho prodotto con laCasa Film, la mia società, e Mikado, e volevo che costasse poco, in modo che qualsiasi ritorno dalle sale fosse soddisfacente. Abbiamo girato a Roma per 5 settimane con un budget di soli 700mila euro.
Il cast, oltre ad essere molto nutrito, è composto da grandi nomi. Come è riuscito a coinvolgerli?
Sono stato molto fortunato. Non conoscevo nessuno di loro tranne Giuseppe Cederna, ma il direttore casting Francesco Vedovati mi ha detto che valeva la pena chiamarli e aveva ragione. Hanno tutti accettato con entusiasmo, perché hanno amato la sceneggiatura ed erano interessati a girare in pochi giorni un film che permettesse loro di mettersi alla prova con qualcosa di diverso. Hanno accettato il rischio e si sono accontentati della paga minima sindacale.
La caratteristica più evidente del film è che ribalta l’immagine degli attori. Ognuno di loro interpreta un ruolo molto insolito rispetto alla sua storia professionale.
Trovo che uno dei mali del cinema, soprattutto quello italiano, è che sai sempre prima come va a finire, in particolare quando ci sono degli attori a cui corrisponde un’immagine precisa. La mia idea era quella di ribaltare le convenzioni e spiazzare il pubblico mettendoli in panni che non sono consueti, come Raoul Bova che soffre per amore, o Vanessa Incontrada che fa la pornostar. Non a caso tra i film che amo di più ci sono C’era una volta il West, dove Henry Fonda fa paura e Charles Bronson è il personaggio positivo, o Era mio padre, in cui Tom Hanks si trasforma in assassino.
E’ giusto parlare del film come di una “commedia nera”?
Ho voluto contaminare i generi e realizzare un film che non facesse solo ridere – perché sarebbe stato superfluo e ingenuo – nè solo piangere, ma che mescolasse le carte. Lo si può vedere come un thriller e poi ritrovarsi a ridere, o approcciare come una commedia per poi appassionarsi all’aspetto più noir. Questo è stato il mio esperimento e spero sia riuscito. Mi piacerebbe molto che Aspettando il sole fosse ‘educatamente’ accostato a pellicole come Barton Fink dei fratelli Coen o Mystery Train di Jarmusch, proprio per questo suo uscire dai generi convenzionali.
Soddisfatto della partecipazione al Festival del Film di Roma?
Il film era pronto prima dell’estate e avevamo contatti ottimi sia con Cannes che con Venezia. Poi però siamo stati presi al Festival di Roma e ne sono stato molto contento. Aspettando il sole ha avuto l’anteprima mondiale ad Annecy, e c’è stata un’ottima reazione del pubblico francese, oltre che il premio per la Migliore Interpretazione Maschile a Giuseppe Cederna, ora sono curioso di vedere come reagirà il pubblico italiano.
Quale dei tanti progetti tirerà fuori dal cassetto per l’opera seconda?
Sto preparando un film sulla storia vera del condannato a morte italiano Derek Rocco Barnabei che si intitolerà Just Us, e poi una fiaba dal titolo A spasso per l’oceano, che racconta, a partire da un articolo uscito su ‘Internazionale’, lo strano ritrovamento di coppie di scarpe sulle coste della Norvegia, dell’Italia, del Marocco e della Francia.
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