AGG: “Il cosmo sul comò”, ovvero la saggezza a portata di mano


“Non tirateci scarpe che ne abbiamo già tante, se volete preferiamo sciarpe, maglioncini di cachemire e orologi”. Inizia così, con una battuta di Giacomo sull’ultima visita di Bush in Iraq, la conferenza stampa de Il cosmo sul comò, nuovo film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo che Medusa distribuirà in 650 copie da venerdì 19 dicembre. Prodotta da Paolo Guerra, la pellicola in cui compaiono anche Silvana Fallisi, Raul Cremona, Isabella Ragonese e Angela Finocchiaro, è divisa in “4 episodi + 1” come specificano gli stessi protagonisti, ovvero 4 ministorie legate fra loro dagli insegnamenti filosofici del Maestro Tsu Nam e dai suoi improbabili allievi Pin e Puk. In Milano Beach tre amici faranno, e si faranno, di tutto pur di andare in vacanza con le rispettive famiglie, mentre in Falsi prigionieri atmosfere alla Harry Potter ci sveleranno la vita segreta dei quadri d’autore. C’è poi L’autobus del peccato, in cui tre membri di una piccola parrocchia si ritroveranno una vera e propria manna dal cielo, e Temperatura basale, grottesco vademecum per raggiungere la fertilità.

 

A due anni dalla trasposizione per il grande schermo Anplagghed al cinema, diretta da Arturo Brachetti, i tre tornano a sfidare il botteghino natalizio guidati stavolta da Marcello Cesena, ex membro dei Broncoviz divenuto molto popolare grazie al personaggio del baronetto Jean Claude nella fiction interattiva Sensualità a corte, seguitissimo sketch di ‘Mai dire lunedì’, che presto diventerà anche un film. Preoccupati dalla sfida con il cinepanettone? “No -rispondono in coro – sappiamo come andrà a finire. Saremo terzi, dietro al film di De Laurentiis e Madagascar 2“. E facendo spallucce danno il via ad una chiacchierata corale in cui la parola d’ordine è intrufolarsi nelle risposte altrui.

E’ il vostro primo film di finzione senza la regia di Massimo Venier. Com’è andata con Cesena?
Non ci siamo proprio accorti del cambio di regia. Lo abbiamo manipolato come un pupazzo – dice Giovanni – era totalmente in nostro potere. La vera domanda è come si è trovato Marcello con noi, non viceversa – puntualizza Aldo. (ma il regista ride troppo per dare una risposta). Però in qualcosa è riuscito – s’intromette Giacomo – ci ha fatto travestire. E avevamo giurato di non indossare nemmeno un paio di baffi finti.

A cosa allude il titolo? Per caso c’entra il proverbio delle 3 civette?
Si riferisce al fatto che spesso abbiamo la saggezza a portata di mano, come sul comodino, ma non sappiamo o non vogliamo usarla. Ma i modi di dire non c’entrano. E’ venuto così all’improvviso, ci vergognavamo quasi a dirlo ad alta voce – racconta Giacomo – avevamo pensato ad altri titoli: Storie in bilico e All’ombra del ginko biloba, in onore del saggio Maestro Tsu Nam.

Qual è stata la sfida tecnica di questo film o la difficoltà maggiore?
Visto che i protagonisti sono sempre gli stessi tre attori volevamo realizzare episodi diversissimi tra loro per evitare che il pubblico si confondesse, percependo il film come un gigantesco minestrone – dice Giovanni – Ma la parte più strana è stata sicuramente recitare con gli effetti speciali. Per l’episodio nella pinacoteca, quello con i personaggi dei quadri, abbiamo registrato ogni ruolo singolarmente. Ci muovevamo davanti ai blue screen, parlando a interlocutori fatti di bastoni e cuscini. Una noia – spiega Aldo.

Avete dei modelli di riferimento?
Sempre gli stessi, quelli di una comicità fisica: Totò, Stanlio e Ollio e Blake Edwards. I modelli comunque servono solo agli attori come fonte d’ispirazione – dice Giacomo – perché poi sulla base di quello che ha in testa, l’artista cerca di tratteggiare un personaggio in maniera originale, ma che magari al pubblico ricorda una cosa totalmente diversa da quella che volevi. Per fare il mio prete ne L’autobus del peccato per esempio io ho pensato a Don Camillo, ma poi sullo schermo diventa un’altra faccenda. Peccato – s’intrufola Aldo – sembravi Don Matteo.

Siete insieme da 20 anni. Vi vedete diversi?
Si e no – continua Aldo – allora avevamo l’energia, oggi abbiamo l’esperienza. Cerchiamo di fare cose diverse, con uno spessore maggiore ma di fondo il nostro lavoro è sempre lo stesso: far ridere. Però ad una certa età si diventa più insofferenti e cattivi – commenta Giovanni.

Avete mai pensato di lavorare con qualche collega italiano?
Sì ci piacerebbe – riprende Giovanni – ci sentiamo in linea con Carlo Verdone, ma forse in questo momento sarebbe divertente vedere cosa potremmo fare con uno come Toni Servillo. Ci metterebbe sotto alla grande! Io avevo anche suggerito Jackie Chan continua l’attore ma questi due hanno rifiutato.

E’ vero che avreste voluto citare i Coen ne Il cosmo sul comò?
Sì, ma Cesena non ha voluto – spiega Giacomo – peccato, Non è un paese per vecchi è un bellissimo film. Ultimamente mi sono piaciuti anche Changeling, Il petroliere e L’isola di Pavel Loungine ma di questo film non chiedete niente ad Aldo: guarda solo le pellicole dei registi di cui riesce a pronunciare il nome.

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16 Dicembre 2008

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