Arriva in sala con Lucky Red, in 200 cinema come evento di tre giorni (26,27 e 28 febbraio), e dopo il passaggio al Torino Film Festival Adesso vinco io di Simone Herbert Paragnani e Paolo Geremei, documentario sulla vita e la carriera della leggenda del calcio Marcello Lippi.
Selezionato dal Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) per i Nastri d’Argento Documentari 2024, il film delinea il vero “uomo dietro il sigaro”, celebre per aver portato l’Italia alla vittoria del Campionato del Mondo di Calcio nel 2006 e per essere stato una figura chiave nella storia trionfale della Juventus.
Partendo da una carriera da giocatore di Serie A, in cui Lippi è diventato il capitano e il simbolo di una squadra senza grandi successi, il documentario esplora il suo desiderio di rivincita e di autoaffermazione, trasformandosi in una potente forza trainante come allenatore. È stato capace di accumulare successi in Europa e in Asia, anche con squadre considerate perdenti da tutti.
Lippi è stato un decubertiano nella sua prima fase professionale e un implacabile vincente seriale nella seconda, guadagnandosi un posto nei libri di storia del calcio e diventando un punto di riferimento per figure come Sir Alex Ferguson.
Inoltre, ha saputo unire i tifosi come nessun altro prima di lui.
Il documentario è prodotto da On Production e Master Five Cinematografica, con Rai Cinema e il contributo del MIC – Ministero dei beni e delle attività culturali.
La sceneggiatura è di Simone Herbert Paragnani e Umberto Riccioni Carteni, la fotografia di Lorenzo Casadio, il montaggio di Lorenzo Muto e le musiche di Diego Buongiorno.
Commenta Paragnani: “C’era un buco da colmare. Marcello è il Marco Polo del nostro calcio, abbiamo materiale per una docu-serie. Un plauso va a tutto il team produttivo, questo è stato un lavoro corale. Umberto si è speso tantissimo. Non è mai semplice fare un film, è come competere per il campionato mondiale. Cosa si cela dietro un uomo vincente? Esiste una ricetta, un segreto da replicare per diventare uno degli allenatori più vincenti nella storia dello sport più seguito al mondo? Chi è veramente l’uomo dagli occhi gelidi che tutti paragonano a Paul Newman per la sua bellezza inavvicinabile? Approfondendo il passato di quest’uomo che ha fatto esultare i tifosi italiani come solo Bearzot e Pozzo hanno saputo fare prima di lui, emergono delle dualità che forse sono alla base dei suoi eccezionali successi. Le sue radici toscane, ancorate saldamente a Viareggio, crescono un individuo integro, legato al socialismo del padre e ai valori decubertiani dello sport, dove dare tutto sé stesso è l’unica cosa che conta e il risultato è secondario. Nell’animo di un giocatore di Serie A che trascorre la sua carriera diventando capitano e simbolo di una squadra che non solleverà nemmeno un trofeo, si cela il desiderio di rivalsa, di affermazione decisa di sé che lo renderà la nemesi dei valori fin lì professati, trasformandosi poi da allenatore in una straordinaria e inarrestabile macchina da guerra, capace di riempire la bacheca personale di ogni successo possibile, sia in Europa che in Asia, anche con squadre considerate perdenti da tutti. La narrazione pubblica di Marcello Lippi non può che partire dal suo privato, che ci mostra un uomo che è stato il signor Hyde nella prima parte della sua carriera professionale, per poi diventare il dottor Jekyll nella seconda, consegnandolo così agli annali del calcio. Abbiamo cercato di essere degli entomologi, ricostruendo con fedeltà la storia, sia attraverso gli aneddoti succulenti che quelli meno noti, e analizzando la psiche di un uomo forse inconsciamente diviso a metà, ma che nonostante ciò, o forse proprio grazie a questa sua natura bifronte su alcuni valori ma intransigente su altri, è riuscito a unire i tifosi come nessun altro prima di lui”.
Dice Gabriele Genuino per Rai Cinema: “E’ stato semplice accettare la proposta. Era doveroso per noi raccontare la vita professionale di Marcello Lippi. Il film ci dà un elemento chiave. Lippi è stato unificante per questo paese, attraverso la sua vita, le sue vittorie, le sue sconfitte. E’ stato il Mister dell’intero paese, non solo della squadra”.
Commovente il ricordo dello stesso Lippi, presente in conferenza assieme alla moglie Simonetta: “Stiamo insieme da tanti anni, è stata una grande avventura – dicono – Vedere il film ci ha fatto rivivere le sensazioni della nostra famiglia, soddisfazioni e sconfitte, anche i momenti meno belli ci hanno commossi e coinvolti”.
“Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta” – chiude Paolo Geremei – È partendo da questa citazione di uno dei più grandi presidenti della Juventus, Giampiero Boniperti, che abbiamo voluto raccontare l’ascesa, le cadute e il trionfo mondiale di un uomo il cui mantra è stato l’incessante ricerca della vittoria. Per farlo, abbiamo utilizzato diversi piani spaziali e temporali. Gli stadi, le città e molti degli ambienti che sono stati decisivi nella vita di Marcello Lippi sono mostrati sia nelle immagini di archivio che nel presente. È qui ed oggi che il nostro protagonista torna sui luoghi della propria storia umana e sportiva: per uno sguardo silenzioso al campo della Sampdoria, per raccontare la vittoria della Champions League mentre calpesta l’erba dell’Olimpico dopo oltre 25 anni. È un viaggio che avvicina la Viareggio degli anni ‘60 e quella di oggi, i filmati in super8 al digitale degli anni 2000. Le immagini degli archivi – dalle conferenze stampa alle esultanze in panchina, dalle dimissioni improvvise alle Coppe alzate col sigaro in bocca – sono per noi qualcosa in più di un racconto sportivo: sono frammenti che ci restituiscono un’emozione, un momento, un’idea del passato. Sono ricordi, non solo aneddoti. Sono secondi, minuti diventati per noi fortemente iconici. La testimonianza diretta di Lippi si alterna a quelle degli altri personaggi intervistati, cercando una ricostruzione che non sia solo informativa quanto umana e sincera. Vogliamo conoscere e raccontare l’uomo prima del professionista. Ecco perché ci sono interviste ad amici e familiari ed ecco, soprattutto, perché lo mostriamo mentre armeggia oggi con la barca, gioca a carte, passeggia sul lungomare. Siamo testimoni discreti di un uomo che racconta il passato vivendo pienamente il proprio presente. E che, a un certo punto della sua vita, aveva deciso che era arrivato il momento di dire basta. Adesso vinco io“.
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