Il regista Vittorio Taviani, nato a San Miniato il 20 settembre del 1929, si è spento a Roma dopo una lunga e dolorosa malattia che lo scorso anno aveva costretto il fratello Paolo a firmare da solo come regista Una questione privata, ultimo esempio del cinema e della politica così come i fratelli Taviani hanno sempre pensato e voluto insieme. Per volontà della famiglia non ci saranno camera ardente nè funerali ma il corpo del regista verrà cremato in forma strettamente privata.
Appassionato di cinema fin da giovanissimo, insieme al fratello aveva dato vita a un cineclub nella vicina Pisa, per poi spostarsi sempre con Paolo nella capitale alla metà degli anni ’50. Un loro lavoro sulla Resistenza, San Miniato luglio ’44 ebbe la collaborazione di Cesare Zavattini. Il secondo incontro fortunato fu con il documentarista Joris Ivens che divise anche con loro la regia di L’Italia non è un paese povero nel 1960. E l’idea del lavoro collettivo portò i Taviani a lavorare a sei mani con Valentino Orsini per i due primi lungometraggi a soggetto, Un uomo da bruciare e I fuorilegge del matrimonio, diretti tra il ’62 e il ’63.
Risale al 1967 il debutto in coppia con I sovversivi, che preannuncia il ribellismo del ’68 prendendo spunto dai funerali di Togliatti, e vede protagonista il giovane Lucio Dalla. Nella loro carriera i fratelli Taviani, oltre al Leone alla carriera nel 1986 hanno vinto la Palma d’oro a Cannes con Padre padrone (1977), con la benedizione del presidente di giuria Roberto Rossellini; il Gran Premio della giuria a Cannes 1982 con La notte di San Lorenzo; l’Orso d’oro a Berlino per Cesare deve morire (2012). Non vanno dimenticati i successi come Allonsanfan, Kaos, Good Morning Babilonia, ma anche sperimentazioni televisive di grande respiro come Resurrezione diretto per la Rai nel 2001.
“La scomparsa di Vittorio Taviani costituisce un grave lutto per il cinema e la cultura italiani, che perdono un indiscusso e amato protagonista. Il fecondo sodalizio, umano e artistico, con il fratello Paolo ha prodotto capolavori indimenticabili, nei quali la cifra stilistica, di estrema raffinatezza e di alta poesia, si è sempre coniugata con un forte sentimento di passione civile. Nell’inviare alla moglie, ai figli e al fratello Paolo, il mio cordoglio più sentito, desidero ricordare anche il tratto umano – generoso, affabile e riservato – del regista appena scomparso”. Così in una nota Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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