E’ morto questa mattina nella sua residenza di Milo (Catania) Franco Battiato, lo rende noto la famiglia e i funerali avverranno in forma privata. Il cantautore era nato a Jonia il 23 marzo del 1945 e ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità. Lungo questi decenni Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l’arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza (non retribuita) come assessore alla Regione Sicilia con la giunta Crocetta, durata da novembre 2013 a marzo 2014 e finita in modo a dir poco burrascoso.
Battiato aveva inoltre sperimentato il cinema dirigendo tre film, tutti sceneggiati insieme all’amico e filosofo Manlio Sgalambro. L’esordio è con l’autobiografico Perdutoamor (2003) con Corrado Fortuna, Donatella Finocchiaro e Anna Maria Gherardi. Segue Musikanten su Ludwig van Beethoven presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2005 e interpretato da Alejandro Jodorowsky (nel ruolo di Beethoven), Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco e Michela Cescon. Nel 2007 Battiato firma Niente è come sembra presentato alla Festa di Roma, con Giulio Brogi, Pamela Villoresi e Chiara Conti. Tra i progetti rimasti nel cassetto G.F. Handel, una coproduzione internazionale che ripercorreva la vita e la carriera del grande compositore barocco attraverso una personale visione dell’epoca. Nel 2004 aveva vinto con il film Perdutoamor due Nastri d’argento, uno come Miglior regista esordiente e l’altro insieme a Manlio Sgalambro per la Migliore sceneggiatura.
Le sue prime esperienze musicali sono a Milano, dal suo primo contratto discografico ottenuto grazie al suo grande amico Giorgio Gaber che tra l’altro, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma “Diamoci del tu”) ha ospitato, nel 1967, la sua prima apparizione televisiva. Lungo questi decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano.
Anche se è sempre stato lontano da atteggiamenti militanti, non ha mai nascosto le sue simpatie per la Sinistra e con “Povera patria” ha firmato uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese. Battiato è certamente uno dei nomi più famosi della musica italiana, ha una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume, ma negli anni ’70 produceva album sperimentali come “Fetus” e “Pollution” che hanno fatto scoprire all’Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea.
In quegli anni capitava che il pubblico reagisse in modo a dir poco vivace alle sue performance volutamente ai limiti dell’inascoltabile. Queste esperienze e questo tipo di approccio hanno ispirato il suo ultimo album, il Joe Patti’s Experimental Group, che è stato portato in tour di fronte a un pubblico molto più preparato di quello di 40 anni fa. In realtà Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi che sapeva praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, usava linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera.
Così come è stato un precursore della musica elettronica, Battiato è stato un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi racconti sembrava essere l’unica musica che ascoltava. Però la lista delle sue collaborazioni va da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo.
“Ci la lasciato un Maestro. Uno dei più grandi della canzone d’autore italiana. Unico, inimitabile sempre alla ricerca di espressioni artistiche nuove. Lascia una eredità perenne”: così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, rende omaggio all’artista.
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