E’ morto ieri pomeriggio Bud Spencer alias Carlo Pedersoli, lo ha annunciato all’Ansa il figlio Giuseppe Pedersoli: “Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata ‘grazie”.
Amato dal pubblico di tutte le generazioni, era il gigante buono che menava cazzotti sempre in coppia con l’amico Terence Hill. Insieme erano stati protagonisti di tanti spaghetti (o fagioli) western degli anni ’70. Nella sua lunga carriera, accanto ai film più popolari, c’è stato spazio per il thriller, diretto da Dario Argento in Quattro mosche di velluto grigio, per il cinema d’autore con Ermanno Olmi e persino per il dramma di denuncia civile con Torino nera di Carlo Lizzani.
Tanti successi e un po’ di amarezza per non essere abbastanza considerato da quel mondo del cinema in cui era entrato per caso: “In Italia io e Terence Hill semplicemente non esistiamo – si lamentava negli ultimi anni – nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival”.
L’ultima apparizione in tv era stata nel 2010 con I delitti del cuoco, fiction di Canale 5. E l’anno scorso era stato festeggiato a Napoli con una medaglia e una targa per la sua lunga carriera che gli aveva consegnato il sindaco De Magistris a Palazzo San Giacomo in nome della città natale.
Insieme o separati, Bud Spencer e Terence Hill hanno scritto momenti diversi e importanti di alcune tra le stagioni più felici della produzione italiana: dalla serie indimenticabile degli spaghetti western che declinarono a modo loro, all’avventura comica alle produzioni internazionali di intrattenimento.
Carlo Pedersoli nasce a Napoli (quartiere Santa Lucia) il 31 ottobre del 1929. Il padre è un uomo d’affari bresciano e il lavoro lo porta lontano dal Golfo quando Carlo ha appena 11 anni e tutta la famiglia si trasferisce a Roma (quartiere Parioli) nel 1940. Lasciati gli amici di scuola (tra cui Luciano de Crescenzo), il ragazzo si iscrive al liceo e a un corso di nuoto, risultando brillante in entrambi i casi, tanto che arriva all’università (facoltà di Chimica) ad appena 17 anni. A guerra finita, però, la famiglia cambia nuovamente città, i Pedersoli finiscono a Rio de Janeiro e Carlo deve abbandonare gli studi. Farà l’operaio, il bibliotecario, il segretario d’ambasciata. Tornato a Roma, può riprendere gli studi ma soprattutto l’attività in piscina dove si segnala come un campione. Continua anche a studiare (questa volta Giurisprudenza, laurea che porterà a buon fine) e viene notato dal cinema nel pieno della stagione di Hollywood sul Tevere.
Grazie al fisico scultoreo, viene scritturato come comparsa in Quo Vadis? e poi finisce sul set di Annibale dove non incontra mai il giovane attore Mario Girotti – Terence Hill – che diverrà il suo partner pochi anni più tardi. Tocca a Mario Monicelli affidargli il primo vero ruolo, quello del manesco Nando in Un eroe dei nostri tempi (1955). Chiuderà col nuoto dopo i Giochi di Roma del 1960 e tornerà in Sud America per una lunga parentesi. Rientrato in Italia apre una propria società, sposa Maria Amato (la figlia del grande produttore Peppino Amato), mette al mondo i primi due figli, scrive canzoni ottenendo un discreto successo. Con il cinema la gavetta è lunga e Bud Spencer conquista il ruolo di protagonista nel western Dio perdona io no soltanto nel 1967 grazie a Giuseppe Colizzi. Prima rifiutato per le richieste economiche ma poi arruolato perché risulta il solo adatto alla parte di gigantesco e minaccioso partner del protagonista, Pedersoli incontra qui di nuovo Mario Girotti. I due decideranno, alla fine del film, di cambiare i propri nomi sui manifesti per attrarre il pubblico e Pedersoli sceglierà il suo in omaggio alla birra Bud e all’adorato Spencer Tracy. L’esito del film è lusinghiero, ma sarà l’episodio successivo, Lo chiamavano Trinità (E.B. Clucher, 1970) a consacrare il successo del duo. Un vero e proprio colpo di fulmine con il pubblico che si ripeterà, infallibile, per altre 16 volte in tutto.
Il cliché del personaggio è sempre lo stesso e Spencer lo riutilizzerà anche da solo: un gigante dal cuore d’oro che mena forte, sorride come un bambino, ristabilisce i torti e si gode la vita. Cow boy o investigatore (la serie di Steno Piedone lo sbirro), avventuriero o buon padre di famiglia, Bud Spencer mette perfino a punto un tipo di pugno a martello che lo renderà inconfondibile.
Non aveva avuto paura di rimettersi in gioco nel 2010, quando era tornato in tv dopo 15 anni di assenza, protagonista della fiction Mediaset I delitti del cuoco. “La testa è quella di un ragazzo”, aveva detto l’ex olimpionico del nuoto italiano, primo azzurro ad infrangere il muro del minuto nei 100 stile libero. Dopo essere tornato a recitare in Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi (2003), nella serie di Canale 5 il ‘gigante buono’ prestava il volto a un ex commissario ora in pensione che, oltre a gestire un ristorante a Ischia, aiutava il figlio, anch’egli commissario, a risolvere i casi d’omicidio. La fiction era prodotta dalla Smile, casa di produzione di Giuseppe Pedersoli (il figlio), per la regia di Alessandro Capone che aveva già diretto Spencer in Extralarge.
Con Olmi, aveva confessato, “forse mi sono sentito per la prima volta un attore. Ho sempre detto che io sono stato solo un personaggio”. Quanto all’atteggiamento della critica, “mi sono consolato – aveva spiegato – con i riconoscimenti raccolti all’estero, da Berlino alla Spagna. E ho tanti fan sparsi in tutto il globo”. Nessun rimpianto: “Sono consapevole di essere stato un uomo fortunato. Sono stato un cittadino del mondo. Non tutti sanno che ho anche scritto i testi per Ornella Vanoni e Nico Fidenco”.
“Scompare un grande interprete del nostro cinema che nel corso della sua lunga carriera ha saputo divertire intere generazioni e conquistare il pubblico con la sua grandissima professionalità”, ha detto il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini che si stringe alla famiglia dell’attore. “Ciao Bud Spencer. Ti abbiamo voluto bene in tanti”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il premier ha parlato con la famiglia per porgere le sue condoglianze. La camera ardente sarà domani, 29 giugno, in Campidoglio dalle 10. I funerali si terranno giovedì 30 alle 12 alla Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo.
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