E’ morto a 88 anni Jean-Paul Belmondo. Divo della Nouvelle Vague, era nato a Neuilly-sur-Seine il 9 aprile 1933. Aveva recitato anche in Italia diretto, tra gli altri, da Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Renato Castellani accanto a Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Sophia Loren e Stefania Sandrelli. Ebbe anche una relazione con l’attrice Laura Antonelli.
La notizia è rimbalzata al Lido dove Alberto Barbera ha così commentato: ”Un volto affascinante, una simpatia irresistibile, una straordinaria versatilità, che gli ha consentito di interpretare di volta in volta ruoli drammatici, avventurosi e persino comici, e che hanno fatto di lui una star universalmente apprezzata, sia dagli autori impegnati che dal cinema di intrattenimento”. Sono le stesse parole della motivazione per il Leone d’oro alla carriera conferitogli nel 2016. Il presidente e la Biennale di Venezia tutta hanno voluto ricordare con grande affetto e ammirazione l’attore, icona del cinema francese e internazionale, presente alla Mostra di Venezia fin dagli inizi della sua carriera, proprio con alcuni capolavori della Nouvelle Vague, quali A doppia mandata (1959) di Claude Chabrol e Pierrot le fou (1965) di Jean-Luc Godard.
Attore dalla fisicità dirompente, tanto da essere definito ‘il brutto più affascinante del cinema francese’, Jean-Paul Belmondo aveva recitato praticamente tutti i ruoli, dalla Nouvelle Vague con Godard, Sautet e Truffaut, al cinema poliziesco fino alla commedia all’italiana.
Era figlio di Paul Belmondo, uno scultore di origini italiane titolare di una cattedra presso l’Accademia di Belle Arti. L’esordio al cinema arriva nel 1956, dopo il diploma al Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica. Conquista fama e popolarità immediate, tra i suoi lavori anche La ciociara di Vittorio De Sica, con protagonista Sophia Loren. La consacrazione a livello nazionale e internazionale la deve però a Godard con Fino all’ultimo respiro del 1960. Belmondo lavora anche con Claude Sautet in Asfalto che scotta, accanto a Lino Ventura.
Gli anni ’60 rappresentano un decennio d’oro, anche in Italia. Tra i suoi titoli Mare matto, una commedia all’italiana del 1963 di Renato Castellani in cui presta il volto a un marinaio livornese che si innamora di una pensionante (interpretata da Gina Lollobrigida). In questo periodo avviene la svolta commerciale. Con Rapina al sole del 1965, Un avventuriero a Tahiti e Il ladro di Parigi. Ma nel 1974 torna al cinema d’autore con Stavisky il grande truffatore, diretto da Alain Resnais. Nei ’70 Bebel si butta sul genere poliziesco, facendosi notare per la sua partecipazione a scene pericolose senza ricorrere a controfigure. Negli anni ’80 inizia un leggero declino con pellicole trascurabili. L’ultimo colpo di coda è del 1989, con il Premio César ottenuto come migliore attore protagonista del film di Claude Lelouch Una vita non basta. Nel 2001 un’ischemia cerebrale lo colpisce tenendolo lontano dal grande schermo fino al 2008, quando torna a recitare come protagonista nel remake francese di Umberto D. Nel 2011 riceve la Palma d’Oro alla carriera al Festival di Cannes e nel 2016 il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia.
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