VENEZIA – Il kolossal è servito. Ma con un certo stile. Ad Astra è il primo film di fantascienza di James Gray, da sempre amante dei viaggi, dell’avventura e della scoperta, anche con risvolti drammatici (C’era una volta a New York, Civiltà Perduta) ma sempre ancorato alla storia e alla ‘realtà’. Il film che passa oggi in concorso, con protagonista Brad Pitt (piacevole anche la presenza di Liv Tyler, ultimamente un po’ scomparsa dai radar), Ad Astra, è sci-fi, sì, ma di quella sofisticata, intellettuale e verosimile, come in Interstellar e Gravity. In un futuro prossimo, l’umanità cerca contatti con forme di vita aliene. L’ astronauta Roy McBride si spinge fino ai bordi esterni del sistema solare per ritrovare il padre scomparso (Tommy Lee Jones) e al contempo svelare un mistero che minaccia il genere umano. Il suo viaggio lo porterà a scoperte che mettono in dubbio la natura umana e il nostro ruolo nell’universo. Ritmi lenti e dilatati, introspezione, tanto voice over, immagini suggestive e la ‘ricerca del padre’ con connotati psicanalitici e teologici, nei termini della tendenza a qualcosa che superi l’umano e aiuti a dare senso a un’esistenza che sembra ogni giorno più arida sono i temi principali della pellicola, che strappa applausi alla fine della proiezione stampa e soprattutto smuove le fan di Pitt che accolgono la star in estasi quando approda in Darsena.
“Tutto nasce dalla citazione di una frase che ho letto su una parete – dice James Gray – ‘La storia e il mito iniziano nel microcosmo del personale’. Raccontiamo una piccola storia sullo sfondo di un macrocosmo. Il cinema è una combinazione di tante arti e naturalmente c’è anche la letteratura. Sono ossessionato dalla narrativa, il mio film cita molti grandi maestri. C’è Conrad e c’è Melville. Ne sono cosciente. Una frase di Tommy Lee Jones rimanda direttamente a Moby Dick. Sono un tipo vecchio stile, qualcuno mi darà del vetusto ma credo profondamente nella forza del mito, ho usato elementi archetipici e quando ‘rubo’ qualcosa, mi piace farlo dai migliori”.
“James e io siamo amici da molti anni – dice Pitt che è anche produttore del film – e abbiamo sempre pensato di fare qualcosa insieme, oggi se ne è presentata finalmente l’occasione. E’ una storia delicata e per questo abbiamo scelto un montaggio dal tocco delicato, non si poteva correre o esagerare col voice over. Abbiamo lavorato molto su come interpretare un personaggio ‘scollegato’ e isolato rispetto a ciò che lo circonda. Penso che tutti ci portiamo dietro dolore e ferite dall’infanzia, e il compito dell’attore è utilizzare e canalizzare questi sentimenti. Io e James abbiamo un rapporto diverso dalla classica ‘amicizia virile’, siamo sinceri l’uno nei confronti dell’altro e parliamo anche di insuccessi e fallimenti, ci confrontavamo ogni mattina e questo ci consente di arrivare al cuore dello spettatore, speriamo. Siamo stati entrambi svezzati dai grandi film degli anni settanta dove i personaggi non sono buoni o cattivi, ma semplicemente umani, sfumati e complessi, è quello che cerco sia come attore che come produttore ed è questo il tipo di storia che voglio raccontare”.
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E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni