Acciaio, dal bestseller al film al teatro


Una Piombino estiva, tra spiagge e l’onnipresente acciaieria Lucchini, che si fa terreno di scoperta per Anna e Francesca, le giovani protagoniste, interpretate rispettivamente dalle quindicenni Matilde Giannini e Anna Bellezza. Il loro rapporto è reso da immagini di vita quotidiana e momenti intimi, alternate a quelle del lavoro in fabbrica degli altri personaggi e la fabbrica è raccontata con scene ruvide e reali. Sono le sequenze viste in anteprima durante la serata organizzata all’Eliseo di Roma per Acciaio, il film di Stefano Mordini, attualmente in fase di montaggio, tratto dal bestseller dell’esordiente Silvia Avallone. La pellicola, che ha nel cast, oltre alle due adolescenti scelte dopo 800 provini, Michele Riondino, Vittoria Puccini e Massimo Popolizio, uscirà a primavera, dopo un probabile debutto in un festival internazionale, forse Berlino, dove il regista era stato con il precedente Provincia meccanica. “Decideremo tutto dopo aver visto il film finito”, spiega il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar che ha realizzato Acciaio in collaborazione con Rai Cinema e Bnl.

 

La serata, organizzata nell’ambito dei lunedì di Artisti Riuniti all’Eliseo, oltre a voler essere un modo inedito di festeggiare la fine delle riprese, si propone anche come futuro spettacolo a sé. Al centro della storia, Anna e Francesca, due amiche per la pelle, tredicenni, cresciute fra le case popolari di Piombino. Sullo sfondo della vita della fabbrica e della città, tra padri violenti e madri rassegnate, si racconta come il legame esclusivo delle due ragazzine vada in crisi quando si trovano di fronte a nuovi incontri, alle prime scelte importanti e ai primi errori da scontare. Durante la serata si sono alternati sul palco, il regista del film e l’autrice del libro, gli attori, da Riondino alla Puccini, e alcuni operai, di diverse generazioni. “‘Vedere il mio romanzo trasformato in film è un sogno, fin da quando scrivevo le prime pagine me le vedevo scorrere in immagini davanti gli occhi” spiega Silvia Avallone, che con Acciaio, tradotto in 22 paesi, ha vinto, fra gli altri, il Premio Campiello Opera prima ed è arrivata seconda per pochi voti al Premio Strega 2010. “Con Stefano Mordini si è creato subito un rapporto di dialogo, mi ha voluto coinvolgere ed è stata una bella sfida” dice l’autrice, classe 1984. Il libro, pubblicato da

Rizzoli vuole raccontare i volti di quei ragazzi che quando avevo 13 anni uscivano dalla fabbrica “e in spiaggia mi raccontavano di come si lavorava in quel drago, che era una sorta di trincea, ritrovandosi a gestire drammi ma anche a vivere momenti di serenità. Volevo parlare della forza straordinaria di due ragazze nell’opporsi al tanto di distruttivo che che c’è in Italia oggi”.

 

Avallone rivela che al momento sta scrivendo qualcosa di nuovo “ma è ancora top secret”. Mordini, anche lui ‘figlio’ della fabbrica, è rimasto catturato “dalla verità che c’è in Acciaio. L’esperienza dentro la Lucchini è stata intensa e forte, ed è durata oltre sei mesi, fra preparazione e riprese. Abbiamo preso a prestito la metafora della produzione dell’acciaio. La ghisa affinata diventa una lega nobile. Così i personaggi, che hanno tutti la stessa partenza, attraverso le loro scelte, diventano unici”.

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06 Dicembre 2011

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