Pasolini è stato ”una stella, una pietra miliare, una fonte d’ispirazione. Abbiamo voluto raccontare la sua vita e il suo lavoro dalla prospettiva della nostra immaginazione, per avvicinarci alla sua”. Lo ha spiegato Abel Ferrara, intervistato da Marco Giusti a Stracult (nella puntata in onda oggi in seconda serata su Rai2), parlando del suo Pasolini, il film sul poeta, scrittore e cineasta in concorso alla prossima Mostra del Cinema, poi al Festival di Toronto e nelle sale dal 18 settembre. Scritto con Maurizio Braucci e montato da Fabio Nunziata (presenti con lui a Stracult), il film ha fra gli interpreti, oltre a Willem Dafoe, anche Riccardo Scamarcio (nel ruolo di Ninetto Davoli), Valerio Mastandrea che interpreta il cugino e biografo Nico Naldini, Maria de Medeiros è Laura Betti, Giada Colagrande la cugina del poeta Graziella Chiarcossi, che prima di sposarsi con Vincenzo Cerami, viveva con lo scrittore e sua madre (interpretata da Adriana Asti).
La pellicola (che hanno coprodotto Francia, Belgio e Italia) della quale Stracult presenta anche il trailer, ripercorre tra fatti reali e rilettura di Ferrara, l’ultima giornata di Pasolini, ucciso nella notte fra l’1 e il 2 novembre 1975, un viaggio intimo e artistico tra pubblico e privato. Ci sono i momenti dell’intervista con Furio Colombo, a cui PPP suggerì anche il titolo, ‘Siamo tutti in pericolo’; le conversazioni con la madre, la cena con Ninetto Davoli fino all’incontro con Pino Pelosi (Damiano Tamilia). L’autore de Il cattivo tenente, ha voluto raccontare Pasolini ”anche nello spazio intellettuale che ha occupato (nella società italiana, ndr), nei film che avrebbe fatto in futuro”. E infatti Ferrara ha anche girato per il film alcune scene tratte da opere incompiute di Pasolini, come Petrolio e la sceneggiatura di Porno-Teo Kolossal, la fiaba scritta per Totò, che poi avrebbe dovuto interpretare per lui Eduardo De Filippo (al quale presta il volto Ninetto Davoli). “Ho scoperto Pasolini quand’ero molto giovane vedendo i suoi film al cinema – ha raccontato il regista -. Per noi ragazzini italoamericani gli eroi erano Belmondo, Delon, ma anche Ninetto Davoli e Franco Citti, i suoi attori, allora non c’erano ancora Pacino o De Niro in cui identificarci”. Il primo film pasoliniano visto è stato Il Decameron: ”L’ho rivisto quattro mesi fa e tutte le volte mi colpisce alla stessa maniera, è una grande dichiarazione di libertà personale, un capolavoro”. Secondo il regista ”il grande cinema italiano nato dopo la II guerra mondiale è finito con la morte di Pasolini. Quella è stata un’epoca straordinaria, con maestri come Fellini Rossellini, De Sica, che lavoravano tutti insieme qui a Roma”. Ferrara alla fine ha anche regalato un altro divertente aneddoto della sua adolescenza, ricordando di aver avuto un suo gruppo musicale a fine anni ’60, i Morgan Brothers: ”Dopo averci ascoltato, mio zio ci ha consigliato di vendere gli strumenti. E’ stata la fine della mia carriera musicale. Se non riesci a far bella figura neanche con tuo zio, è bene lasciar perdere”. Il regista comunque ha accettato l’invito di Giusti a tornare alla chitarra e suonare e cantare un brano con i musicisti del programma.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre