CANNES – Adèle Exarchopoulos si candida prepotentemente al premio per l’interpretazione femminile con la sua prova coraggiosa, vibrante e sconvolgente in un film che porta il suo nome, La vie d’Adèle chapitre 1 et 2. Tratto da due fonti principali d’ispirazione, La vie de Marianne di Marivaux e il fumetto Le bleu est une couleur chaude di Julie Maroh, affronta il tema del piacere dei sensi, in particolare il piacere femminile, attraverso la vicenda di Adèle, che incontriamo per la prima volta quindicenne (siamo negli anni ’90) e ancora indeterminata e vediamo sotto i nostri occhi scoprire la sua sessualità attraverso l’amore per una giovane donna, Emma (Léa Seydoux), una pittrice. Il colpo di fulmine iniziale, la reciproca seduzione, la vita in comune, il conflitto anche sociale (Adèle, di famiglia più modesta, desidera diventare maestra elementare, mentre Emma frequenta un ambiente di artisti), il desiderio di maternità, la scappatella eterosessuale, la rottura… Una narrazione che potrebbe continuare per molti altri capitoli e le due attrici, che hanno affrontato con coraggio lunghe scene di orgasmo, si dicono pienamente disposte ad andare avanti. Il quinto film del franco-tunisino Abdel Kechiche (autore del premiatissimo Cous cous) in Italia uscirà con Lucky Red.
A Marivaux aveva già attinto in “La schivata”, qui fa leggere alla sua protagonista “La vie de Marianne” e in particolare la descrizione dell’amore al primo sguardo.
Quello con Marivaux, per me, è un cammino che continua. Considero La vie de Marianne il mio libro di riferimento, torno sempre a questa lettura. E’ un autore che mi ispira per il suo studio della psicologia dei sentimenti. Nel romanzo viene appunto analizzato in modo straordinario il desiderio allo stato nascente.
Come è riuscito a filmare le due protagoniste in modo così autentico, ravvicinato, appassionato?
Mi sono concentrato sulla bellezza, un po’ come un fotografo o un pittore. Vovevo captare espressioni sottili, piccoli movimenti. Così era importante la luce per cogliere la naturale bellezza dei corpi e la coreografia dell’atto d’amore. Ma sicuramente sono scene molto emozionanti, che ci facevano vibrare sul set.
E’ stato difficile?
E’ stato altrettanto difficile filmare la sensualità nelle scene dei pasti. Abbiamo lavorato tanto e parlato tanto, ma alla fine le discussioni non ci portavano a nulla, la realtà è più intuitiva degli intellettualismi.
Accetterebbe di tagliare quelle scene, se glielo chiedessero, per poter arrivare al pubblico, ad esempio negli Stati Uniti?
Il mio film aspira a esprimere qualcosa di artistico, ma nel cinema c’è anche una dimensione commerciale, oltre a un senso di rispetto per chi non ha la stesso modo di considerare la sessualità. Anche per Venus noire mi è stato chiesto di tagliare alcune scene. La trovo una cosa accettabile se si tratta di tagli limitati. Comunque se il film avrà dei problemi, non sarà certo negli Usa, dove è stato già venduto.
Lei non affronta più di tanto il tema dell’intolleranza verso l’omosessualità, però la scena in cui le compagne del liceo aggrediscono Adèle è indubbiamente molto incisiva.
Non volevo fare un film militante sull’omosessualità, ho trattato questa coppia come una coppia qualsiasi. Del resto quando ho deciso di raccontare questa storia, le polemiche sui matrimoni gay erano di là da venire. Però se viene considerato anche da questo punto di vista la cosa non mi disturba.
Pensa che il film potrà portare un contributo alla gioventù tunisina in termini di liberazione sessuale?
La rivoluzione tunisina mi ha dato molta speranza. In una rivoluzione tutte le libertà, compresa quella sessuale, sono coinvolte. Perciò spero che il film sia utile ai giovani tunisini.
Lei sembra molto interessato ai contesti sociali da cui provengono le due ragazze, specialmente nella descrizione delle rispettive famiglie.
E’ uno dei temi che ricorrono nei miei film, la differenza sociale, forse perché vengo anch’io, come Adèle, da una famiglia operaia. La differenza di classe tra Emma e Adèle, che è anche differenza di aspirazioni, è il fattore determinante nella loro rottura. Mentre la loro omosessualità alla fine sarebbe tollerata e capita dalla famiglia e dall’ambiente.
Lei ammira la vocazione all’insegnamento di Adèle, mentre nella descrizione dell’ambiente artistico c’è un velo di ironia.
Non voglio deridere gli artisti. Ma ho più volte espresso la mia ammirazione per chi passa la vita a insegnare. Un maestro può cambiare il destino di una persona. Per questo ho filmato le lezioni, sia quelle del liceo che quelle di Adèle ai bambini della prima elementare.
Cosa l’ha colpita nel fumetto di Julie Maroh?
E’ una magnifica storia d’amore che parla di un incontro che ti stravolge la vita e in cui il destino gioca un ruolo importante.
Darà un seguito al film, come sembra suggerire il titolo?
Ho sempre difficoltà a separarmi dai miei personaggi, penso spesso a cosa sono diventati 10 anni dopo. Marivaux ha lasciato incompiuto il suo romanzo e poi l’ha continuato, forse io farò lo stesso. In fondo Adèle è un po’ il mio Antoine Doinel.
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